Delitto Maltesi, la madre non sapeva del lavoro della figlia. “Era bellissima e solare”

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SESTO CALENDE – “La mia assistita non è in grado di rispondere a nessuna domanda in questo momento. E’ molto malata e devastata da quanto accaduto”. Lo precisa immediatamente l’avvocato Manuela Scalia, legale della mamma e dei famigliari di Carol Maltesi, brutalmente assassinata a Rescaldina dal reo-confesso vicino di casa Davide Fontana, bancario di 43 anni.

Non credo al porno

Lo precisa tutelando una famiglia che sta fronteggiando un lutto impareggiabile. Questa mattina si è reso necessario l’intervento di un medico per “valutare se la mia assistita fosse in grado di affrontare l’accaduto”, aggiunge l’avvocatessa. “Non crede – aggiunge Scalia – A quello che si è detto e scritto sulla professione della figlia“. Maltesi, 26 anni, era una porno star molto nota negli ambienti dell’intrattenimento per adulti con il nome d’arte di Charlotte Angie. “C’è un’enorme differenza tra l’immagine lavorativa di questa ragazza e il suo modo di essere nella vita reale – spiega il legale – Alla madre aveva detto di essere una modella. Ed è quell’immagine, quella di una figlia bellissima e solare, che la mamma di Carol vuole serbare come ricordo per sempre“. Scalia aggiunge: “Anche perché Carol era esattamente questo. Qualcuno l’ha dipinta a tinte sguaiate ma non era affatto questo. Anzi. Ha avuto una lunga relazione con il padre del suo bambino. Un figlio voluto e amatissimo“.

L’amore per il figlio

“Aggiungo – spiega ancora l’avvocatessa – Che da qualche tempo la ragazza si era trasferita vicino alla mamma che, molto malata appunto, aveva necessità di assistenza. Era lei ad accudirla o ad accompagnarla alle visite mediche”. Sul lavoro Scalia aggiunge solo: “Era un lavoro, appunto. Lei stessa ha ammesso in qualche intervista che era un lavoro che consentiva di guadagnare bene”. Guadagnare perché? “Il progetto era quello di acquistare una casa a Verona per poter stare accanto al figlio che a settembre inizierà la scuola. Con il padre del bambino i rapporti erano buoni. Non escludo che raggiunto l’obiettivo potesse decidere da abbandonare il mondo del porno”.

La ferocia di Fontana

Sull’accaduto “non ci possono essere commenti”. Fontana ha ammesso di aver ucciso a martellate, durante un gioco erotico finalizzato alla realizzazione di un video, Maltesi sdraiata a terra con mani e piedi legati dal nastro adesivo e una busta nera sulla testa. Dice Fontana di non sapere cosa gli è accaduto e di aver perso il controllo. Il 43enne davanti alla ragazza ferita in modo gravissimo non ha chiamato i soccorsi nel disperato tentativo di salvarla, ma l’ha finita con un fendente alla gola. Quindi ha atteso tre giorni, ha fatto a pezzi il cadavere, lo ha messo in un congelatore ordinato su Amazon e ha poi cercato di bruciarlo con un barbecue a Cittiglio prima di abbandonarlo a Borno.

Gelosia ossessiva e messaggi

Fontana ha parlato prima di raptus, poi, appunto, di gioco erotico sfuggito di mano. In realtà entrambi i “moventi”, ammesso che così possano essere definito, non convincono molti. C’è sullo sfondo l’ipotesi di una gelosia ossessiva verso questa bellissima ragazza con la quale Fontana aveva avuto una breve relazione poi interrotta per volontà della 26enne. L’assassino è arrivato persino a sostituirsi alla vittima accusa nella prima metà di gennaio. “Era lui a rispondere ai messaggi che la madre della ragazza, che ha sempre viaggiato moltissimo, inviava alla figlia – spiega Scalia – Era lui, ad esempio, a scrivere alla mia assistita “Mamma sto bene, sono a Dubai. Qui le leggi sono diverse non chiamare perché non posso rispondere al telefono“. Messaggi rassicuranti mirati ad evitare che la mia assistita contattasse direttamente la figlia. Messaggi che questa mattina i carabinieri hanno acquisito direttamente”.

Lo stesso è accaduto all’ex compagno di Carol, padre di suo figlio. “Ha continuato a chiamarla, e si è insospettito il giorno del compleanno del piccolo, perché lei non mancava mai una videochiamata“. Quando Maltesi non é comparsa in videochiamata, “il padre del suo bambino ha pensato di andare al Consolato, pensando che le fosse accaduto qualcosa”, aggiunge Scalia. L’indagine nelle prossime ore dovrebbe essere trasmessa alla procura di Busto Arsizio (il Gip di Brescia ha convalidato il fermo e si è dichiarato incompetente) per competenza una volta eseguito il riconoscimento del cadavere attraverso il Dna. I Ris effettueranno inoltre tutti i rilievi del casa nell’abitazione della vittima, dove Fontana dice di averla uccisa, che in quella dell’assassino.

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