Dieci anni di Progetto Dama a Varese: 1700 i pazienti con disabilità assistiti

VARESE10 anni e 1700 pazienti: se c’è un’esperienza che ha precorso i tempi indicando il paradigma per la sanità del futuro è il Progetto Dama. Dietro all’acronimo (che significa Disabled Advanced Medical Assistance) c’è un modello di accoglienza e cura dedicato a pazienti con gravi disabilità intellettive, comunicative e neuromotorie, che adatta il percorso ospedaliero alle loro specifiche esigenze. Nato all’Ospedale San Paolo di Milano nell’aprile 2000 come progetto pilota della Regione Lombardia, a Varese è arrivato nel 2012.

Una risposta diversa

Dieci anni dopo è dunque tempo di un bilancio, estremamente positivo. Il punto di forza del Dama è infatti quello di sapersi tradurre in una risposta diversa, dedicata, alle esigenze di salute di ciascuno dei 1700 pazienti che in questi primi dieci anni di attività vi si sono rivolti, trovandovi accoglienza, umanità, cura, assistenza. Era il 2 dicembre 2012 quando, grazie anche al decisivo supporto offerto dalla Fondazione Il Circolo della Bontà e dalla Fondazione Renato Piatti, e alla collaborazione dei volontari di Anffas, il Dama ha preso il largo. La sede, alcuni locali che si trovano al piano terra del monoblocco dell’Ospedale di Circolo, dietro la hall, è rimasta la stessa, come lo spirito che anima l’équipe dedicata, guidata dapprima da Mario Diurni e poi da Sabrina Perazzoli.

Soluzione personalizzata

«Accanto a me e alle infermiere, guidate da Rita Montalbetti, c’è davvero tutto l’Ospedale – tiene a sottolineare la dottoressa Perazzoli – a seconda delle esigenze specifiche di ogni paziente, tutti i professionisti dell’Ospedale di Circolo e dell’Ospedale Del Ponte intervengono e collaborano con noi, proprio per offrire una soluzione personalizzata, declinando l’organizzazione ospedaliera su ogni singolo caso. In un certo senso, ci sentiamo davvero un patrimonio dell’Ospedale. Nei primi nove mesi di questo decimo anno di storia del Dama varesino contiamo oltre mille prestazioni ambulatoriali e un centinaio di day hospital: i pazienti, in questo secondo caso, vengono ricoverati sotto l’egida della struttura competenze, ma è l’équipe del Dama ad accoglierli e ad accompganarli nel loro percorso». Il Dama dispone di una sorta di cabina di regia, che risponde ad un call center, una sorta di centrale operativa intelligente, il cui compito è proprio quello di definire i percorsi più adatti per ciascun paziente.

Progetti e territorio

«Tra i progetti a chi stiamo lavorando – continua Perazzoli – c’è quello di costituire una rete nazionale dei servizi Dama e, in questo obiettivo, il Dama varesino ha un ruolo particolarmente proattivo, che prefigura già un futuro ruolo da hub, proprio per la grande esperienza acquisita». In merito interviene anche il direttore sanitario e sociosanitario di Asst Sette Laghi Lorenzo Maffioli. «La filosofia del Progetto Dama ha dimostrato come la sfida della sanità del futuro possa essere vinta solo se si ha davvero il coraggio di rompere i vecchi schemi e cambiare il modo di pensare. Il doppio ruolo che mi trovo a ricoprire in questa azienda, alla guida del Polo Ospedaliero e del Polo Territoriale, mi porta a vedere con ancora maggiore nitidezza quanto le nostre strutture debbano sempre di più adeguare la propria organizzazione avendo come punto di riferimento non più il concetto di sanità, ma quello di salute, e in particolare la salute non di un paziente standard, ma di una persona in carne ed ossa, a cui offrire risposte che non si riducono al percorso ospedaliero, ma che sempre di più, anche per il Dama, dovranno aprirsi all’offerta territoriale».