Ecco come lavorano i progetti per il contrasto alla povertà nell’Alto Milanese

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LEGNANO – Un confronto “dal vivo” sui progetti in corso nel territorio dell’Ovest Milanese per il contrasto alla povertà. Lo ha promosso lunedì scorso, 16 maggio, a Palazzo Leone da Perego di Legnano la Fondazione comunitaria Ticino Olona con i capofila di 3 progetti da essa finanziati nell’ambito del Fondo Povertà (nella foto) e inseriti nei Piani di Zona. Obiettivo: venire incontro all’«esigenza emersa anche all’interno del mondo associativo di conoscere meglio cuore e risultati dei progetti che si stanno sviluppando», come ha spiegato il “facilitatore di processi” Marco Cremonte della società benefit Goodpoint. Ma anche preparare la candidatura di tutto il territorio alla cosiddetta Linea 3 del Fondo Povertà della Fcto, una sorta di bando sostenuto da Fondazione Cariplo, Fondazione Peppino Vismara e Intesa Sanpaolo che premia le idee messe in campo.

Confronto dal vivo a Legnano con Fcto

I 3 progetti sono attivi dall’inizio di quest’anno e affrontano vari aspetti delle emergenze indotte dalla pandemia da Covid-19; ognuno è attivo su un’area territoriale. Come ha precisato il presidente della Fondazione Ticino Olona, Salvatore Forte, «tendiamo a non finanziare mai al 100% un progetto, per stimolare la compartecipazione economica ai suoi costi». Di seguito, quanto illustrato di persona dai rispettivi capofila in merito a contenuti, obiettivi e risultati fin qui conseguiti.

Solidarietà in circolo

Il target di questo progetto, che opera sul Legnanese-Castanese e si vorrebbe proseguire per tre anni, sono le famiglie che per le note contingenze non sono in povertà estrema, ma comunque in difficoltà anche per problemi lavorativi. Come ha spiegato il capofila Alberto Fedeli, «abbiamo messo in campo un corso di organizzazione finanziaria familiare, on line e in presenza, tenuto da persone appositamente formate. Aumentare le competenze gestionali della famiglia può essere un’ulteriore garanzia per uscire da una situazione problematica o emergenziale. Sono poi stati avviati una quindicina di percorsi individuali di sostegno su come riorganizzare la propria economia familiare, accompagnati da microcrediti»: questi ultimi sono prestiti al massimo di 1.000 euro per permettere di superare le immediate necessità, da restituire con rate molto frammentate (anche di soli 50 euro al mese).

«Con questa formula – ha proseguito Fedeli – facciamo capire che c’è un “circolo” solidale, per cui gli stessi assistiti sosterranno altri. Sono loro stessi a ricordarci che devono pagarci le rate, senza doverli sollecitare; poi, certo, c’è sempre chi non riesce a farlo. Tendenzialmente il fondo si rigenera e autoalimenta con le restituzioni, ma può essere alimentato anche da enti pubblici (Comuni) e aziende che sposano il progetto. L’intervento in rete permette di far fronte a bisogni diversi con risposte diverse degli assistenti sociali o della Caritas e con tirocini lavorativi formativi». La maggioranza delle persone assistite ha tra i 40 e i 50 anni: una particolarità anche per i tirocini, solitamente pensati per i giovani, come il fatto che non sono per lo più immigrati, ma italiani.

Tessere Lavoro

Il progetto opera nel Magentino per chi è disoccupato da meno di 18 mesi (ad esempio per effetto dell’emergenza sanitaria), a donne che vogliono rientrare al lavoro dopo la maternità, a chi vuole emergere da una condizione di “nero” e a giovani che faticano a entrare nel mondo del lavoro. Obiettivi: «Creare reti – così li ha illustrati Laura Casini – con i tanti servizi e le realtà di volontariato sul territorio; dare competenze in più ai volontari; attivare un percorso per la persona che ne diventa protagonista e che portiamo a confrontarsi con aziende ed enti formativi.

«Intercettiamo i bisogni, ad esempio agli sportelli e ai centri di ascolto di Caritas e Società di San Vincenzo De Paoli, e se ci sono i requisiti, procediamo con un tirocinio di 6 mesi in laboratori, corsi formativi e un tutor che affianca la persona per tutto il percorso; diamo anche un sostegno economico, ad esempio per gli spostamenti necessari. Abbiamo raccolto fondi con la vendita di panettoni e colombe per attivare altre “tessere”, oltre ai 50.000 euro di contributo della Fcto e a quelli dei partner, portando il valore del progetto a 80.000 euro. Gli stessi attori possono poi contribuire a finanziarlo, sentendosene parte particolarmente attiva. Le donazioni sono contagiose». Le persone assistite hanno tra 40 e 60 anni, sono soprattutto donne che faticano a conciliare lavoro e maternità, per lo più italiani (in tutto 27 contro 6 stranieri) e diplomati.

Riattivazione 2022

Finanziato da Fcto con 45.000 euro, il progetto ha un valore complessivo di 70.000 e opera nell’Abbiatense. «L’oggetto è la ricerca di lavoro – ha spiegato Alberto Taetti – ma con modalità innovative: uno sportello che accoglie chi ha necessità di reinserirsi, un colloquio approfondito per un intervento personalizzato che consenta di candidarsi a diverse offerte, un ciclo di incontri di orientamento di gruppo (con 10 persone) tenuti da persone specializzate per chi necessita di un intervento più approfondito e per far interagire le persone e mettere in comune le loro esperienze. L’obiettivo è affinare la ricerca del lavoro, non basandosi solo sul curriculum, ma insistendo sulle particolarità del percorso lavorativo personale e sulla ricerca di nuovi settori, sulla preparazione del colloquio e su una conoscenza più approfondita del mercato del lavoro». Il tutto per rendere le persone autonome nella ricerca, senza dipendere da tutor o enti, preparate a misurarsi con la realtà.

“Riattivazione 2022” ha inoltre costituito un fondo, con attività di crowdfunding, e proceduto a una mappatura della rete di imprese ed enti del territorio per chi cerca lavoro. «La nostra – ha proseguito Taetti – non è una logica assistenziale né commerciale e abbiamo perseguito risultati significativi per una realtà non enorme come la nostra, con percentuali di reinserimento importanti. Abbiamo constatato la difficoltà delle aziende nel reperire il 30-40% delle persone per coprire le posizioni offerte. Grazie al progetto sono state inserite in percorsi formativi 6 persone, 4 per addetti della grande distribuzione organizzata con un corso di 120 ore e 2 con un corso di 900 ore per Asa in Rsa; altre 18 persone sono state inserite negli incontri di gruppo, 6 hanno trovato lavoro».

Questo l’identikit degli assistiti: dei 65 totali, il 51% sono stati segnalati dai servizi del territorio e il 49% sono arrivati per accesso diretto; 42% maschi, 58% femmine; il 12% sono under 30, il 65% hanno dai 30 ai 50 anni, il 23% più di 50; 45% con la sola licenza media, poco meno della metà col diploma, 8% laureati; 23% disoccupati da meno di 6 mesi, oltre la metà da più di 6 ma meno di 24 mesi, il 24% da più di due anni; almeno il 30% non ha competenze qualificanti.

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