«Continuiamo la sfida di papà Piero». L’appello di Paola Magistrelli ai benefattori di Busto

BUSTO ARSIZIO – Avrebbe compiuto 85 anni oggi, 18 maggio, Pietro Magistrelli, lo storico presidente dell’Anffas scomparso nel marzo del 2021. Ed è proprio alla vigilia di questo anniversario speciale che la figlia Paola, colei che ha ereditato le responsabilità operative delle attività sociali del padre, apre le porte della residenza Magistrelli-Armiraglio di via Catullo, quartiere Sant’Edoardo, una delle “creature” che papà Piero custodiva con cura per fare del bene a chi aveva più bisogno. «È il mio regalo di compleanno a un grande papà. So che avrebbe apprezzato». La storica villa di Giannina e Annibale Tosi, il commendatore che fondò l’Aias di Busto Arsizio, dal 2008 è stata conferita ad una Fondazione che porta il loro nome e che l’ha trasformata in una struttura per l’accoglienza temporanea di persone e famiglie in situazione di disagio abitativo.

La visita

«Giannina Migliavacca Tosi lasciò questa casa nel 2008 e decise di disfarsene – racconta Paola Magistrelli, figlia di Piero – chiamò papà e gli confidò che aveva visto in sogno suo marito che le diceva “dobbiamo aiutare le persone che hanno meno di noi. Così papà con gli altri 5 soci fondatori (Gianluigi Armiraglio, Bruno Tosi, Franco Mazzucchelli e Luigi Brugnoli, ndr) mise in piedi la Fondazione e da lì iniziò lo svuotamento e la costituzione di piccoli appartamenti, nove, e di una residenza per persone in emergenza abitativa momentanea». Nuclei familiari che, per un breve periodo, in attesa di sistemazione definitiva, si autogestiscono in un alloggio arredato e dotato di cucina e servizi. Come la coppia di Sant’Anna che dopo Pasqua è entrata in uno degli appartamenti al primo piano: sfrattati all’improvviso perché la loro abitazione in affitto («sempre pagato puntualmente») era stata pignorata al proprietario e messa all’asta giudiziaria. Attualmente sono 18 le persone ospitate, tra cui famiglie con bambini, nei nove alloggi, tra mono e bilocali, ricavati nella Residenza di via Catullo, tra cui, in deroga allo Statuto, anche senzatetto “strappati” al rifugio della Stazione “centrale” FS.

Accoglienza momentanea

«Accogliere persone cadute in disgrazia, questa fu la volontà della signora Giannina, e noi la portiamo avanti» rivela Paola Magistrelli, oggi affiancata dall’avvocato Diego Cornacchia, l’erede designato da papà Piero per occuparsi della Fondazione Lion Ravera che gestisce la casa alloggio per disabili di via Piombina, l’altro grande miracolo firmato Magistrelli. «Per sistemare la Residenza Magistrelli-Armiraglio sono stati spesi 1,2 milioni di euro, ma oggi i cinque soci fondatori non ci sono più e gestisce tutto Paola Magistrelli. In 12 anni dall’inaugurazione il Comune e le istituzioni non hanno messo un euro».

Piero insostituibile

Eppure per i servizi sociali la disponibilità della Residenza di via Catullo è essenziale per poter dare un tetto a persone e famiglie che altrimenti, in attesa dei tempi della burocrazia per essere collocati negli alloggi popolari, rimarrebbero in mezzo a una strada. «Prima ci pensava mio papà, che con il suo carisma peregrinava tra amici e conoscenti e spesso metteva mano personalmente al portafogli – ammette Paola Magistrelli – ma mantenere questa struttura costa, e le riserve lasciate dai soci prima o poi finiranno. “Commissariare” questo progetto sarebbe impensabile». Traspare preoccupazione, con un appello alle istituzioni, che forse danno troppo per scontata l’attività della Fondazione: «A volte ci sentiamo un po’ abbandonati nel mettere in campo progetti costruttivi – rivela la figlia di Piero Magistrelli – con la rete delle associazioni di volontariato ci si aiuta e si collabora, ma da bustocchi non vogliamo fare le cose a metà e vorremmo che questa struttura rimanesse dedicata ad un’accoglienza momentanea. Qui ci sono persone che sono rimaste anche degli anni, il che impedisce di aiutare altri a rialzarsi».

Progettualità e programmazione

Progettualità e programmazione, questo l’invito che arriva da Paola Magistrelli: «Senza progettualità e futuro questa casa non ha senso». Lo spiega ancor piú chiaramente Diego Cornacchia: «I servizi sociali fanno affidamento solo su questa struttura. Noi possiamo essere autonomi e indipendenti, ma bisogna sensibilizzare le persone ad aiutarci. Al Comune chiediamo di programmare l’ingresso e l’uscita delle persone accolte, ai privati di ricordarsi che esistiamo ancora, anche se non c’è più Piero a bussare alla porta». La Fondazione Giannina e Annibale Tosi ha due conti correnti per le donazioni: alla BPER Banca con Iban IT88 E05387 228 000 000 42471522 e alla banca Intesa San Paolo con Iban IT91 G030 6909 6061 0000 0127 175.

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