La débacle del centrodestra nel Varesotto comincia a Masciago Primo

varesotto masciago elezioni cvengtrodestra
Marco Magrini, nuovo sindaco di Masciago Primo, "ferma" il centrodestra

In quanti sanno dove si trova Masciago Primo? Il Comune delle alte valli varesotte, duecento votanti, è il luogo simbolo del centrodestra in serie difficoltà in provincia. Successo a valanga del “civico” Marco Magrini contro Giorgio Piccolo, sostenuto da Lega, Forza Italia e quant’altri girano attorno alla coalizione. Per dirla in un altro modo, la stragrande maggioranza degli elettori di Masciago ha fatto pippirimerlo ai potenti sponsor di Piccolo.

Scendendo verso il Verbano, troviamo Luino, dove il centrodestra diviso e litigioso, dopo vent’anni di dominio sotto le insegne di Fratelli d’Italia e prima ancora di Alleanza nazionale, è stato battuto in volata dal centrosinistra. Per non dire di Laveno Mombello, o di Somma Lombardo (qui, Stefano Bellaria, è stato riconfermato a furor di popolo). O di Saronno, con il primo cittadino uscente, il leghista Alessandro Fagioli, che si attesta attorno a un “misero” 36 per cento, qualche punto in più rispetto al suo diretto avversario del Pd. Scarto che, per Fagioli e soci, introduce motivi di forte preoccupazione per l’esito del ballottaggio, quando tutti si aspettavano una vittoria del centrodestra al primo turno. Ballottaggio deciso dalle urne anche nella vicina Legnano, città che si appresta al secondo appuntamento del 4 ottobre con diversi motivi per ritenere che nulla è scontato, che destra e sinistra hanno più o meno le stesse possibilità di spuntarla.

E allora, doveroso interrogarci sui motivi di una débacle che ha i tratti del clamoroso per uno schieramento che, fino a qualche tempo fa, avrebbe potuto candidare la Gioeubia e vincere le elezioni in qualunque città o borgo del Varesotto. Non è più così. Negli ultimi tempi è successo qualcosa che ha convinto gli elettori a spostare le proprie preferenze, qualcosa da riferire, manco a dirlo, agli accadimenti nazionali, alle inchieste giudiziarie che riguardano la Lega; qui in provincia, Forza Italia, e, a Legnano, Carroccio e berlusconiani. Chi sostiene che gli inciampi dei partiti con la legge non contano al momento del voto, dice una balla. Punto. Del resto, che la gente abbia in uggia la cosiddetta casta è dimostrato anche dai Sì al referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari, voto di pancia o, se si vuole, di rabbia, ma in senso trasversale.

Per quanto riguarda la Lega, si può pensare che il leghista duro e puro, quello che stravedeva per Bossi e ha ancora in testa la questione settentrionale e, addirittura, la secessione, guardi con fastidio al partito nazionale di Matteo Salvini. Per finire con la qualità dei candidati, tutti adeguati alla bisogna? Tutti autorevoli rispetto alle aspettative degli elettori e alle complesse esigenze delle singole amministrazioni civiche? Non vorremmo urtare la sensibilità di qualcuno, ma la qualità della classe dirigente non sempre ci pare all’altezza.

Tutte considerazioni che spalancano praterie per il futuro, a cominciare dalle imminenti elezioni di secondo livello per Villa Recalcati, con gli equilibri ora modificati, e alla luce del fatto che il centrodestra unito non è più autosufficiente, e rischia comunque di soccombere sotto la spinta di una stanchezza anche fisiologica dell’elettorato prima considerato populista. E allora, nell’immediatezza dei risultati c’è già chi abbozza strategie, propone correzioni che evitino, quando si voterà per Varese, Gallarate e Busto Arsizio, di spianare la strada agli avversari. L’idea è di presentarsi separati alle elezioni, con singoli candidati per ciascun partito, per riunirsi poi al ballottaggio. Una sorta di primarie all’incontrario, che mettano con le spalle al muro la sinistra.

Possibile? Troppo presto per dire se sia oppure no un modello vincente. Per il momento, c’è chi si gode il successo, chi si lecca le ferite e chi prepara i ballottaggi. Con la necessità di confrontarsi quanto prima sui veri motivi dei risultati di domenica e lunedì, destinati a lasciare pesanti tracce dentro le segreterie. Chiamate, alcune di esse, a un’autocritica che potrebbe portare anche a profondi ribaltamenti degli organigrammi e non solo.

varesotto masciago elezioni centrodestra – MALPENSA24