Elezioni, Radice in tour nei quartieri di Legnano per «un programma davvero partecipato»

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LEGNANO – Il coraggio di immaginare, per cercare di leggere il futuro della città. È lo spirito della campagna elettorale di Lorenzo Radice, candidato sindaco di Legnano per il centrosinistra, che oggi, mercoledì 1° luglio, ha presentato il tour di 12 tappe che questo mese lo porterà in tutti i quartieri «in una logica – spiega – di ascolto e di sondaggio delle nostre idee fra la gente». Prima tappa sabato 4 luglio in Oltrestazione, alle ore 10.00 nella zona della stazione e alle 15.30 in via Abruzzi: si parlerà di viabilità, polo civico di quartiere, nuovo impianto Forsu. Alle spalle, Radice ha una macchina propagandistica ben avviata e forte del contributo di un centinaio di persone. A livello virtuale ha raccolto 1.750 follower della sua pagina Facebook, 650 iscritti al gruppo e 24.000 minuti di video visualizzati. Ora si dice pronto a depositare le liste già entro il 20 luglio, presumibilmente due mesi prima della data del voto, ancora da definire.

«Campagna anomala, avviato un valido percorso»

«È una campagna veramente anomala – esordisce l’ex consigliere comunale, 39 anni, sposato e padre di tre figli, manager in una fondazione che opera nel sociale e sostenuto da Pd, Insieme per Legnano, riLegnano e Legnano Popolare – finora tutta sui social e che ora passa finalmente alla vita reale. Era iniziata come una corsa da 100 m, è diventata una maratona. L’obiettivo è cercare di costruire un programma in maniera veramente partecipata, dopo i 9 caffè virtuali della domenica e le 6 serate a tema con ospiti ed esperienze anche di fuori città. Con “LegnanoTour” ribaltiamo la logica del gazebo in centro per avere visibilità e fermare le persone di passaggio, e andiamo noi nei quartieri dove vive la gente, con tante tappe nella città e un volantinaggio porta a porta, per andare ad ascoltare le persone». Di seguito, i punti toccati alla presentazione del tour elettorale.

AREE DISMESSE. «Concentreremo le risorse su due-tre aree, a cominciare dalla Manifattura. L’acquisto si presenta veramente difficile, se non ricorrendo al partenariato pubblico-privato ma con idee chiare dell’Amministrazione su cosa portare: la scuola dell’artigianato e industria 4.0, un mercato coperto che viva fino a sera e diventi poi area di somministrazione, un polo culturale legato al valore di certe attività professionali, la biblioteca. Poi l’area Bernocchi e il vecchio ospedale. Lanceremo masterplan e concorsi di respiro internazionale, uscendo dalla logica di fare tutto nell’ambito legnanese».

BIBLIOTECA. «No al maxi progetto in centro, sì alle biblioteche diffuse. Coinvolgeremo Mazzafame, Canazza e Legnarello in punti biblioteca dove non si preleva solo un libro, ma si diffondono servizi nella città. E nel lungo termine puntiamo a trasferire la biblioteca di via Cavour nella Manifattura».

BRUMANA. «Con il candidato civico non ho dubbi che ci siano punti di contatto programmatici. Mi piacerebbe parlargli, ma è lui che non vuole. Noi andiamo avanti con le nostre idee, poi se ci sarà la possibilità di confrontarsi, ben venga. Altri cercano approcci diversi, peccato».

CENTRODESTRA. «Mi sembrano un po’ in difficoltà. Non nascondo che alcuni nomi che circolano sul loro candidato sindaco ci metterebbero più in difficoltà di altri, ma noi corriamo per vincere, abbiamo il coltello fra i denti (ma non lo usiamo…). Possiamo vincere o perdere, l’importante è che non vada perso il percorso avviato. E se perderò, lo aiuterò a crescere nei prossimi anni».

CONTINUITÀ. «Rispetto alla giunta Centinaio ci saranno sicuramente momenti di rottura, vedi il piano attuativo per viale Sabotino. Valuteremo punto per punto senza paura di fare delle rotture, come su altre scelte daremo magari continuità a quelle della giunta di centrodestra».

ELETTORI. «Mi rivolgo alle persone che vedono le tante potenzialità della città e la possibilità di ripartire e rigenerarla. La politica è servizio e deve attivare le risorse che ci sono: penso alle associazioni, allo sport e alle aree dismesse, che sono anche opportunità. Ci rivolgiamo alle persone che non vogliono un governo della città, ma della comunità per la città, a chi crede che sia arrivato il momento di portare Legnano nel XXI secolo anche con scelte coraggiose».

FRONTE UNICO. «Sono critico sul fatto di non essere riusciti ad arrivare a un fronte largo e unico di opposizione alla passata Amministrazione. Non si è arrivati a questa soluzione per varie ragioni ma andiamo in ordine sparso, in parte con forze del passato e in parte nuove».

PALIO. «Crediamo sia una grande risorsa sotto il profilo culturale, associativo e aggregativo. Se lo guardiamo in questa ottica, il Palio ha tutto da guadagnare. I manieri sono case aperte dove fare attività culturali magari con un cartellone concordato su scala cittadina».

PERIFERIE. «Pensiamo a una città policentrica, dobbiamo cominciare a vedere Legnano come un centro di 180.000 abitanti con i comuni intorno: le nostre periferie sono il semicentro di quest’area urbana. La rete verde sarà l’infrastruttura fisica su cui appoggiare quella sociale, culturale, relazionale della città: le strade possono essere altro che monopolio delle macchine, progettate a misura delle categorie deboli, come le scuole sono centri di quartiere e possono essere aperte oltre alla mattina».

RINNOVAMENTO. «Siamo grandi sulle spalle di giganti, non mi piacciono i discorsi da rottamatore ma c’è bisogno di rinnovarsi, di ripartire, dopo la vergogna provata da tutti i legnanesi nei mesi scorsi. Abbiamo il giusto mix tra persone nuove e persone con esperienza, con giovanissimi e persone di 70 anni in politica per la prima volta. Vogliamo voltare pagina e scrivere una storia nuova per la città».

SALUTE. «Entra nel programma forse per la prima volta, l’esperienza del Covid ha mostrato come avere sindaci che la tutelano o meno fa differenza: vedi Parabiago, dove un sindaco di un’altra parte politica ha saputo fare un lavoro enorme perché c’è stata una politica comunale che ha fatto rete».

SPORT. «È stato trascurato per vent’anni a livello di investimenti, ora ce ne sono da fare per 20-30 milioni: chiaro che il Comune non ce la fa, ma deve sviluppare investimenti e progetti con le associazioni e con il partenariato pubblico-privato. Il sistema piscine com’è oggi è difficilmente sostenibile, mettere nell’impianto di via Gorizia anche 2 milioni di euro equivale a una pezza. Parlare di un nuovo impianto dà l’idea della discontinuità che vogliamo portare, una nuova sede porterebbe un altro servizio nelle periferie. Non c’è una sola associazione soddisfatta degli impianti sportivi, il comitato ha ragione a dire che la gestione va semplificata ma non nel chiedere di scegliere l’assessore, che è una provocazione, un grido di dolore per sollecitare soluzioni».

VERDI. «Con Rogora ho un ottimo rapporto, dal nostro punto di vista non ci sono problemi a fare un percorso insieme. Faccio fatica a vedere differenze, loro hanno un approccio un po’ più di bandiera, ideologico, dopodiché su temi come l’ambiente riusciamo a confrontarci senza attaccarci».

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