Falso miele dalla Cina fatto senza api. Tovaglieri (Lega): «L’Europa fermi l’invasione»

BRUXELLES – «Il falso miele cinese penalizza i nostri apicoltori. L’Europa salvaguardi la produzione Made in Italy»: l’eurodeputata bustocca Isabella Tovaglieri presenta un’interrogazione al Parlamento Europeo per chiedere interventi per fermare l’invasione del miele “Made in China” prodotto in laboratorio, che rischia di terremotare un settore che in provincia di Varese ha grande importanza, visto che dalle nostre api arriva il 13% dell’intera produzione lombarda.

Il falso miele cinese

Sì tratta di un miele fatto senza api: creato a tavolino con l’aggiunta di sciroppo di zucchero e con metodologie di produzione non conformi alle norme europee, dove l’uomo si sostituisce alle api nella realizzazione del processo di maturazione. «Siamo preoccupati per la recente importazione in Italia di 80mila tonnellate di falso miele cinese, prodotto in laboratorio e adulterato, che può costituire un pericolo per la salute dei cittadini e rappresenta una forma di concorrenza sleale verso i produttori di miele autentico – sottolinea Isabella Tovaglieri – questa frode alimentare rischia di colpire in modo particolare l’apicoltura della provincia di Varese, dove si produce il 13% del miele lombardo, un nettare di pregio, definito “l’oro delle Prealpi” fin dai primi del Novecento, la cui eccellenza è stata riconosciuta con uno dei due soli bollini DOP assegnati sul territorio nazionale».

«Costa 3-4 euro in meno del nostro»

Tovaglieri insieme ad altri eurodeputati della Lega ha sostenuto un’interrogazione alla Commissione europea a tutela del comparto agricolo e dell’apicoltura. «Il miele prodotto in Cina è di pessima qualità – spiega Tovaglieri – con quantità di sciroppo di zucchero superiore al consentito, realizzato in laboratorio a costi irrisori, con manodopera sottopagata, per lo più bambini. Per questo viene venduto al prezzo di 1 euro al barattolo, 3-4 euro in meno del miele prodotto dagli apicoltori italiani con procedimenti naturali. La sua commercializzazione sul nostro territorio costituisce un danno enorme per i produttori locali, già in difficoltà per la crisi, che rischiano ora di vedere ridotte le proprie fette di mercato sia in Italia che sul fronte delle esportazioni». A maggior ragione dopo il lockdown, con tutte le difficoltà che ha creato.

Indicazione d’origine

Di qui l’appello alla Commissione europea: «Chiarisca come intende salvaguardare il mercato e la produzione di miele italiani ed europei da questa forma di concorrenza sleale e quale tipo di controlli alle frontiere pensa di adottare per difendere i consumatori da questo prodotto contraffatto, difficilmente identificabile. Bisogna agire in fretta, soprattutto dopo che il consumo di miele è aumentato del 45% nel periodo della pandemia». Motivo in più, per Isabella Tovaglieri, per «introdurre l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime con cui vengono realizzati i prodotti che giungono sulle tavole italiane ed europee, come la Lega chiede da tempo a gran voce in tutte le sedi comunitarie».

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