Emergenza continua, la politica ne prenda atto

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Draghi da Biden, invito a lavorare per la pace. Su mandato dell'Europa?

di Gian Franco Bottini

Draghi è passato da Bruxelles, ha detto al Parlamento europeo che l’Europa deve cambiare, poi è volato da Biden per dirgli che la guerra in Ucraina ha cambiato faccia e che è ora di intraprendere altre strade . In parole povere gli ha detto che l’Europa si sta innervosendo e che oltre ad armi e utilissimi “spioni” l’America è tempo che metta in campo la sua diplomazia e una vera voglia di pace. Sarà una casualità ma, un paio di giorni dopo, il capo del Pentagono si è ricordato di avere il cellulare del suo omologo russo e lo ha chiamato. Pare che questi , sulle prime, abbia pensato che quello strano numero corrispondesse al solito call-center che tentava di vendergli dei vini (o forse dei carri armati?) ma che poi, curioso, abbia risposto, iniziando così un dialogo di un’oretta circa. Pare anche che, dopo i primi convenevoli sullo stato di salute delle rispettive famiglie, qualcosa di più serio si siano detti.

Nulla di concreto, quasi certamente, ma un canale di comunicazione (l’unico indispensabile per iniziare un vero e auspicato percorso di pace) speriamo si sia aperto, dando anche all’orgoglioso russo la soddisfazione dell’iniziativa partita dall’altro. Quand’anche ciò avvenisse bisognerà comunque a fare i conti con una nuova “variante”, fino ad ora ignota e forse sottovalutata: l’attitudine di Zelensky ad essere un equilibrato capo di stato oltre che un appariscente capo popolo.

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Gian Franco Bottini

Al di là della nostra “ sempliciotta” ricostruzione, i fatti, nella loro sostanza , ci possono portare ad alcune, per nulla irrilevanti, considerazioni di casa nostra.. Visto il percorso effettuato, pare assolutamente credibile che Draghi si sia mosso verso Biden con il supporto e la rappresentatività dell’intera Europa, il che, al di là di tutto, significherebbe un bel salto in avanti, nel contesto continentale, della valutazione politica dell’Uomo (se mai il suo importante curriculum internazionale ne necessitasse) e conseguentemente del nostro Paese. Draghi nel contempo avrebbe anche messo a tacere alcune richieste interne, che vorrebbero l’Italia più attiva e più protagonista nel contesto internazionale.

A dire il vero ci pare che quest’ultima non sia mai stata la principale preoccupazione di Draghi e che, nei rapporti di politica interna, poco lui si preoccupi di questi “cinguettii” di politici in difficoltà. L’Uomo ci pare intenzionato a tirar dritto , con rispetto del Parlamento condito con una paziente sopportazione delle segreterie di partito. Certo che se venisse confermata questa escalation di ruolo e credibilità del nostro premier, tutto il Paese ne avrebbe ovviamente dei vantaggi , gli stessi che negli anni passati abbiamo visto, e spesso “rosicato”, riferiti a Francia e Germania.

Una posizione però che, una volta conquistata, va conservata e alimentata. E allora ci pare che, più che una preoccupazione, si possa creare un vero problema pensando al dopo Draghi; una situazione non lontana dal verificarsi , con un Paese che sarà impegnato ad affrontare le attuali grandi difficoltà , quasi sicuramente con l’aggiunta di altre, legate all’andamento bellico, ancora ignote ma già minacciose. Lo abbiamo visto con l’uscita della Merkel; certe posizioni di prestigio nell’ambito di una struttura politicamente destrutturata quale è l’Unione Europea, si mantengono in virtù di una credibilità, oltre che politica, anche personale. E allora, con il massimo rispetto per tutti, vedere nello scenario della politica italiana delle figure in grado di prendere il testimone da Draghi per continuare a restare “in testa al gruppo”, oggi ci pare davvero difficile, qualunque sia lo schieramento al quale ci si rivolga.

L’ambizione di qualsiasi parte vincente di poter esprimere una propria figura come premier è legittima e dal punto di vista politico fors’anche doverosa; sul piano pratico comunque, data la situazione descritta, a noi pare francamente problematica. In un momento di grande emergenza (si parlava di covid) la nostra politica trovò la capacità di formare l’attuale inusuale maggioranza; oggi deve, per tempo, prendere atto che , al di là dei legittimi interessi di bottega, l’emergenza è lungi dall’esser terminata!

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