Ettore Albertoni e Busto, legame che va dal Baff al Centro delle Culture Lombarde

Ettore Adalberto Albertoni, scomparso a 82 anni, docente di diritto, già assessore regionale alle Culture e Identità, ex presidente dell’assemblea del Pirellone e consigliere Rai per la Lega Nord, ha avuto un rapporto particolare con Busto Arsizio, città dove ha lasciato importanti segni del suo straordinario impegno. Manuela Maffioli, che fu al fianco del professor Albertoni per molti anni, ne traccia un affettuoso e commosso ricordo.

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di Manuela Maffioli*

Un uomo di grande sapere che ha dimostrato anche una grande capacità di fare. È la sintesi che meglio mi pare riesca a trasferire il ‘tanto’ che è stato il professore Ettore Adalberto Albertoni, semplicemente il ‘prof’ per noi. Voleva essere chiamato così e non assessore, perché, sosteneva, “gli assessori sono pro tempore, i professori lo sono sempre”.
Impagabile memento anche per me, oggi. Per alcuni è stato il maestro accademico, per altri politico. Per me, istituzionale. Da quella chiamata, nel 2000, ad affiancarlo nel nuovo ruolo di assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, per seguirne la comunicazione e poi anche su molti altri fronti. La mia prima e fondamentale esperienza professionale, a cui devo gran parte di ciò che oggi sono e so.
Alla guida dell’Assessorato regionale Albertoni ha realizzato progetti ovunque, girando in lungo e in largo tutta la Lombardia, recuperando beni da destinare a scopi culturali e avviando grandi iniziative. Alcune di queste sono anche in provincia di Varese e a Busto Arsizio in particolare: BAFilmFestival, Icma e Centro regionale delle Culture Lombarde nascono con lui, da intuizione personale o a sostegno lungimirante di progetti che gli venivano presentati.
Ricordo ancora quando gli parlai per la prima volta del Baff, allora ancora solo un progetto, e lui decise che valeva la pena investire.
E poi la scuola, per formare i ragazzi ai mestieri del cinema, che quest’anno tocca il suo primo decennale e che domenica ha diplomato altri 13 studenti, da ogni regione d’Italia. Lo abbiamo ricordato domenica il prof, l’avvocato Munari e io, e rivendico il privilegio di essere stata lì in quei momenti, complice di una grande fase di investimento e sviluppo nella nostra città, i cui frutti raccogliamo ancora oggi.
Ma, da mente illuminata quale era, Albertoni è riuscito a far passare in ambito regionale il concetto di cultura come fattore anche di sviluppo economico, concetto che oggi io reitero nel più limitato ambito di Busto Arsizio, dove la sorte ha voluto che io mi faccia, in qualche modo, erede di quel pensiero così profondamente assorbito, come del futuro di quei progetti, di quegli investimenti. Maestro Albertoni lo è stato per me anche più nel profondo, insegnando, o affinando, il senso delle istituzioni, il rispetto per tutti, a partire dai collaboratori, nei quali oggi io rivedo me. L’importanza di fare il bene della collettività, di ascoltare tutti e di confrontarsi, di conoscere e sapere, prima di agire. Il senso della Libertà e l’amore senza confini per la Cultura. Ascoltarlo era ogni volta una lezione. Tanto alto il suo sapere, tanto ricco il suo darsi a ogni interlocutore. Esempio di persona colta, capace e perbene, valore aggiunto nelle istituzioni (all’assessorato si è sovrapposto il Cda Rai, primo leghista ad approdarvi, combattendo una battaglia per una più puntuale rappresentazione dei territori nei programmi, la Presidenza del Consiglio regionale, dove è riuscito a realizzare, da grande federalista, lo Statuto di Autonomia della Lombardia, prima tappa di un percorso oggi quasi al traguardo, il Csm), a cui oggi, io per prima, guardo nell’agire pubblico quotidiano.

*assessore alla Cultura e alle Identità del Comune di Busto Arsizio

Albertoni busto baff – MALPENSA24