Fagnano, Comitato contro la “torre” scrive una lettera al sindaco: «Non molliamo»

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FAGNANO OLONA – «Non dobbiamo mollare e non molleremo, finché il progetto non sarà archiviato». Così il Comitato di quartiere del Villaggio di Fagnano Olona ha chiesto ai cittadini di firmare una lettera da inviare al sindaco, Elena Catelli, che faccia vedere quanti fagnanesi si vogliono opporre alla costruzione della “torre” in via Fratelli Cervi.

Raccogliamo più firme possibili

Si è tenuta oggi, lunedì 14 giugno, all’approdo Calimali e alla presenza di una cinquantina di cittadini, la riunione del Comitato del Villaggio di Fagnano Olona che da mesi ormai si oppone alla costruzione del capannone “Torre” in via Fratelli Cervi. Una torre che in realtà è un capannone di 3 mila metri quadri e alto 25 metri.

All’evento hanno partecipato non solo i residenti, ma anche alcuni rappresentanti della minoranza del consiglio comunale, nonché l’associazione Medicina Democratica, chiamata proprio per capire quali potrebbero essere le conseguenze ambientali del progetto. «L’obiettivo – ha esordito uno dei rappresentanti dei cittadini, Nicola Guarino – è trovare una linea comune per opporci all’approvazione del progetto». Ecco perché è stata preparata una lettera indirizzata proprio al sindaco e firmata da oltre 50 persone. Il testo sarà poi fatto passare tra i cittadini e Rosanna Carlucci fungerà da referente per chiunque volesse contribuire, prima del 21 giugno, quando il tutto verrà protocollato al Comune.

La variante non si approva

«Aiutateci con le vostre firme in modo da fare più pressione sulla classe politica, in particolare in vista dei prossimi procedimenti amministrativi». Guarino ha infatti ricordato che mancano ormai solo 2 passi per dare definitivamente il via libera alla torre: da un lato il consiglio comunale di martedì 29 giugno per votare l’adozione della variante al Pgt e poi un altro consiglio per approvare questa variante.

Infatti, l’attuale piano prevede per quell’area l’insediamento solo di una zona residenziale, quindi con edifici di un’altezza massima di 10 metri. «Questo territorio – hanno detto alcuni cittadini – negli ultimi anni si è già urbanizzata e quindi dobbiamo opporci con forza a questo progetto per evitare che diventi tutto cemento».

I doveri dell’amministrazione

La paure principali dei cittadini sono infatti due: in primis quella che l’azienda, che ha dichiarato di voler produrre tessuto non tessuto nello stabile, potrebbe poi riconvertirsi ad altre attività, magari chimiche o inquinanti. D’altro canto c’è anche il timore che questa vicenda possa diventare un pericoloso precedente per altre aziende. «É per questo che non dovete mollare, ma lottare e noi saremo dalla vostra parte». Con queste parole Giuseppe Marazzini, presidente di Medicina Democratica di Castellanza, ha mostrato il suo supporto alla causa, ricordando poi che le amministrazioni locali sono tenute a informare la cittadinanza sui processi decisionali.

«Anche se noi non creiamo posti di lavoro – hanno detto altri residenti – siamo cittadini e paghiamo le tasse, quindi abbiamo il diritto di esprimere il nostro punto di vista e vogliamo essere ascoltati, mentre mi sembra chiaro che questo non avvenga da tempo». A essere poi chiamate in causa sono state anche le minoranze che siedono in consiglio comunale, alcune delle quali erano presenti all’incontro. «Noi siamo sempre stati dalla vostra parte ed è grazie al nostro lavoro se siete a conoscenza del progetto», ha detto Paolo Carlesso, capogruppo di Fagnano Bene Comune, in risposta alle accuse di aver denunciato troppo tardi.

Le “pecche” della convenzione

Il consigliere ha poi svelato alcune informazioni sulla convenzione tra amministrazione e l’imprenditore, nella quale ci sono alcune «incongruenze. Per esempio negli atti si dice che non ci sono aree di espansione industriale nel raggio di 500, ma proprio lì c’è la zona industriale e ci sono ampie aree comunale in vendita. Inoltre, anche se so che in relazioni del genere è difficile inserire questi elementi, nella convenzione non si parla di assunzioni, mentre hanno sempre detto che questa era una delle principiali motivazioni a favore della costruzione. Io non ci trovo interesse pubblico, ma solo calcoli economici».

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