Fare impresa spiegato a una quindicenne: intervista a Michele Cascavilla

di Angela Bruno

Incontenibile – parla di tre cose diverse e ne fa altrettante allo stesso tempo all’insegna del multitasking (in informatica i sistemi operativi che consentono  di eseguire  più programmi) –  simpatico, contento di quello che fa, grande comunicatore ma allo stesso tempo inconsciamente timido. E’ un concentrato di  idee Michele Cascavilla, 42 anni, milanese, quasi un metro e novanta di altezza, il fondatore di Lenzuolissimi, una start up di successo che dal nulla con una precisa strategia ha conquistato un settore della biancheria. Tre negozi nel centro di Milano, Roma e Napoli, cinque punti vendita nei magazzini Rinascente (nel capoluogo lombardo, nella Capitale,  a Torino, Monza e Padova) e un altro negozio, in franchising, a Città del Messico. Per ora.
L’azienda è diventata famosa mediaticamente a livello mondiale grazie al copripiumino che Silvio Berlusconi regalò al presidente Putin per il suo 65esimo compleanno e per quello della Pace con la stretta di mano tra Trump e Kim Jong-un. Per non parlare del libro ‘Le lenzuola del potere’ scritto a quattro mani con il giornalista di costume Roberto Alessi  e con prefazione del patron di Mediaset (i cui diritti d’autore sono andati in beneficenza alla fondazione Vidas). E ancora la sua storia societaria è stato oggetto di una tesi nel Corso di laurea magistrale in Marketing e Comunicazione discussa a novembre all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Titolo: “Alla ricerca di uno spazio di mercato nel comparto della biancheria da letto. Il caso Lenzuolissimi”. Finita qui? Dalle risposte non sembra proprio.

Da dove ha iniziato, come le è venuto in mente di creare un’azienda propria e poi in  questo settore?

Sono sempre stato un creativo fin da bambino. Ho iniziato con un locale notturno, un pub-ristorante e facevo il dj: mischiavo musica house, hip hop e revival. Quindi ho iniziato a fare il pr, le pubbliche relazioni, da free lance, battitore libero, per un po’ di aziende. Ho conosciuto parecchie persone e qualcuno mi ha fatto chiamare dalla Frette, un nome importante nel settore della biancheria. Io sinceramente non conoscevo bene, anzi per nulla, il comparto ma mi è scattato qualcosa. E quindi ho imparato i processi produttivi e ho fatto carriera diventando ‘Head of brand alliance’.  Poi mi sono detto: perché non fare qualcosa di mio? E così ora mi chiamano ‘Il re delle lenzuola’.

Su cosa ha puntato?

Come ha spiegato la studentessa Beatrice Penzo nella sua tesi, ho realizzato il primo monomarca al mondo di sole lenzuola di raso di cotone 300 fili. Mettendo in pratica nel settore della biancheria per la casa la Blue Ocean Strategy, ovvero la strategia elaborata da W. Chan Kim e Renèe Mauborgne, pubblicata nel 2005 in un omonimo libro, che consiste nel trovare uno spazio di mercato inesplorato senza dover affrontare la concorrenza. Un oceano blu, appunto. Nel mio caso consiste nel fatto di essere monoprodotto ma con un’elevata profondità di gamma e con la possibilità di personalizzare le lenzuola, nell’approccio comunicativo e nelle  scelte di shelf marketing, la disposizione dei prodotti negli scaffali, applicata creando sfumature. E anche puntando su piccoli punti vendita situati in luoghi strategici e  su prodotti di alta qualità a prezzi più ‘popolari’.

Quali sono i progetti futuri, quanto è importante il personale?
Ci siamo consolidati. Ora l’idea è quella di espanderci in tutta Italia e  anche a livello internazionale aprendo decine di negozi sia in proprietà e gestione diretta, sia in franchising. Il nostro obbiettivo è un centinaio di punti vendita. Lo so che può sembrare una sparata ma se non se ci si danno obbiettivi ambiziosi i sogni non diventano mai realtà. Il personale è fondamentale: i nostri dipendenti sono cortesi e competenti. Non vogliamo lavoratori insoddisfatti: devono essere loro per primi ad essere convinti del progetto. E mi pare francamente che siano contenti e capaci.

In quale altro settore economico vorrebbe lavorare e su quale consiglierebbe di puntare?

Mi piacerebbe occuparmi di farmaceutica: trovo assurdo che ancora nel 2018 si muoia così tanto per il cancro e per malattie neurologiche e cardiache. Mi piacerebbe dare anche un piccolo contributo personale per migliorare le condizioni dell’umanità. Se invece dovessi dire la mia opinione su cosa puntare dal punto di vista del profitto direi il food. E’ in grande espansione anche in settori che sembrano o sembravano maturi. Pensiamo a Nespresso, ha detto qualcosa di nuovo nel caffè. E c’è ancora spazio.

Ultima domanda, quali difficoltà incontra chi cerca di fare impresa?

Non voglio sembrare banale o scontato, ma il credito è veramente un problema. Le banche ti fanno impazzire e pretendono mille garanzie, invece di valutare il progetto industriale, per concedere poi finanziamenti davvero modesti. Ma questo non fermerà Lenzuolis

 

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