Francesca Caruso lascerà subito la giunta di Gallarate. Intanto è già vittima di Dagospia

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Francesca Caruso (Fratelli d'Italia) neo assessore regionale alla Cultura

GALLARATE – Il problema è che da adesso in poi non le risparmieranno nulla. Ha già cominciato Dagospia, in modalità “perfida ironia” e in scia a La Repubblica, per la rivelazione ai giornali della nonna sorella di Fausto Papetti (“In casa ho sempre respirato cultura”); ha fatto seguito l’autorevole scrittore e giornalista Pierluigi Panza con un salace commento sulle (“discutibilissime”) scelte del centrodestra lombardo a riguardo del settore culturale. Lei, Francesca Caruso, neo assessora regionale proprio alla Cultura, si ritrova subito, appena nominata, a parare colpi bassi, critiche e malignità che non rappresentano affatto un simpatico viatico per chi si affaccia per la prima volta nelle stanze del potere di Palazzo Lombardia. E si ritrova a gestire una delega tutt’altro che insignificante, che la espone a mille pericoli, da quelli operativi e relazionali a quelli mediatici.

Il ruolo di Ignazio La Russa

Vice sindaco e assessore alla Sicurezza a Gallarate, dovrà dimettersi nelle prossime ore per l’incompatibilità con il nuovo, prestigioso incarico. “Non ho chiesto io di entrare nella giunta Fontana” spiega l’avvocatessa Caruso a chi le domanda da dove arriva l’investitura regionale. Vero, non l’ha chiesto lei. Con tutta probabilità si riteneva già soddisfatta del buon risultato alle urne e dell’elezione a consigliere regionale per Fratelli d’Italia, da sempre il suo partito. Che, a dare retta ai soliti bene informati, l’ha tirata in mezzo a un gioco di equilibri e di poteri interni, come se non ci fosse un domani. A condurre le danze – ma siamo nel campo delle supposizioni – ci sarebbe nientemeno che Ignazio La Russa, a cui Caruso è legata da stretti rapporti politici mai smentiti.

L’intemerata di Pierluigi Panza

In prima istanza, l’assessorato alla Cultura pareva dovesse essere affidato al filosofo e scrittore Stefano Zecchi, mica pizza e fichi. Poi, all’ultimo minuto, sì, proprio pochi istanti prima che Attilio Fontana annunciasse i nomi della nuova giunta, è spuntata Francesca Caruso. Scrive Panza: “Come può una Regione con 12 milioni di abitanti, con le Università più avanzate del Paese, centinaia di musei, diversi luoghi Unesco, sede delle case editrici e dei principali giornali, di grandi fondazioni ecc ecc nominare alla Cultura l’ex assessore alla Sicurezza di Gallarate, che non ha una pubblicazione scientifica alle spalle? Che non ha curato una mostra d’arte, una? Un museo? Che non ha lavorato in giornali, case editrici, sovrintendenze, teatri… niente? E non mancavano candidati alternativi, proprio no… “

La cultura e Fausto Papetti

Per non dire di Dagospia che spopola sui social e affonda il coltello: “Fausto Papetti, famoso sassofonista degli anni Settanta, che amava mettere donne nude e belle zizzone in copertina alle sue raccolte musicali”. La cultura? Boh. Si può concludere che certe scelte corrispondano soltanto a logiche politiche di convenienza: “Avanti con chi risponde sempre sì a capi e capetti di turno”. Vero? Falso? Francesca Caruso si è comunque approcciata all’assessorato mettendo le mani avanti: “Mi farò aiutare da un comitato di saggi”. Una saggia decisione, ci verrebbe da pensare. O più semplicemente la consapevolezza che le hanno affidato un compito grande grande, che va giocoforza affrontato con umiltà. Se così fosse, se sullo sfondo facesse capolino l’umiltà, la neo assessora sarebbe nelle condizioni di far ricredere subito i suoi pettegoli e cattivissimi censori. Insomma, lasciamo almeno che provi a sorprenderli. Anche se le incombenze che le si profilano davanti sono tutt’altro che una dolce, zuccherosa melodia del suo illustre parente sassofonista.

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