Gallarate, in carcere un marocchino pericoloso per l’incolumità pubblica

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GALLARATE – Gli uomini del Commissariato di polizia di Gallarate hanno rintracciato e poi tradotto in carcere la sera del 14 agosto un trentottenne marocchino, residente in città e caratterizzato da una storia criminale di spessore. L’autorità giudiziaria, su segnalazione del Commissariato, gli ha revocato la concessione alla detenzione domiciliare ordinandone l’immediata carcerazione.

Socialmente pericoloso

Oltre che per il suo continuo uso smodato di alcolici con comportamenti considerati sistematicamente rischiosi per l’incolumità altrui, la necessaria revoca dei domiciliari e il contestuale provvedimento di carcerazione sono stati determinati anche per le innumerevoli e perduranti condotte antigiuridiche che hanno chiaramente mostrato, nel corso degli anni, la sua scarsa inclinazione al rispetto delle prescrizioni imposte dal Tribunale. Per il nordafricano si sono quindi aperte le porte del carcere di Busto Arsizio.

Controlli alla movida

Il trasferimento in carcere del 38enne è l’operazione più evidente della mirata attività di prevenzione e tutela dell’ordine pubblico messa in atto dalla polizia – su disposizione della questura di Varese – durante il fine settimana di Ferragosto, intensificando la presenza di equipaggi destinati al controllo del territorio, nei luoghi interessati dalla movida.
Con il contributo della Squadra amministrativa della questura e in collaborazione con la polizia locale, gli uomini del dirigente Luigi Marsico hanno controllato circa 150 persone, 20 auto e 5 esercizi commerciali del Gallaratese. Nei confronti di alcune attività sono stati contestati svariati illeciti di natura amministrativa tra cui: l’inosservanza dell’ordinanza sindacale che vieta il bivacco ed il consumo di alcolici nella pubblica via, la mancata esposizione delle tabelle recanti gli orari ed i giorni di apertura e chiusura, l’assenza dei previsti cartelli di “vietato fumare e del listino prezzi”, il mancato rispetto delle norme afferenti la sorvegliabilità dei locali pubblici, la mancanza di etilometri e la mancanza della prescritta autorizzazione all’installazione di telecamere.

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