Gallarate dice stop a bivacchi, schiamazzi e altoparlanti: l’ordinanza del sindaco

GALLARATE – Basta bivacchi alcolici, assembramenti molesti con musica a tutto volume e schiamazzi nel centro città, arriva il giro di vite del sindaco Andrea Cassani, che ha emanato un’ordinanza ad hoc sulla «vivibilità» per porre un freno agli abusi che diverse compagnie di ragazzi stanno commettendo in queste settimane. Stop dunque a bivacchi e assembramenti rumorosi, ma anche al consumo di bevande alcoliche fuori dagli spazi autorizzati dal locali e all’abbandono di bottiglie di vetro e lattine. Prevista una sanzione amministrativa da 500 euro a 3.000 euro per chi trasgredisce, ma anche il sequestro e la confisca degli altoparlanti.

Il problema e la soluzione

sindaco gallarate cassani indagini«Da settimane ormai riceviamo lamentele da studi professionali e cittadini sulla presenza di gruppi di ragazzi che stazionano in vari punti del centro di Gallarate, soprattutto sotto i portici, con gli altoparlanti che diffondono musica a tutto volume – spiega il sindaco Andrea Cassani – il regolamento di polizia urbana già inibiva l’utilizzo di questi dispositivi in alcune fasce orarie, ora con l’ordinanza allarghiamo il divieto all’intera giornata. In più, in caso di diffida, è previsto il sequestro e la confisca degli altoparlanti e di altri strumenti simili. Crediamo che questo provvedimento possa andare incontro alle situazioni di disagio segnalate dai cittadini, soprattutto nelle zone più abitate del centro, perché è giusto liberalizzare i dehors ma alla chiusura dei locali non ci devono essere assembramenti».

L’ordinanza

Il sindaco dispone dunque il divieto, con decorrenza immediata e sino al 31 ottobre 2020, di:

  • bivaccare nel centro abitato e consumare bevande alcoliche, al di fuori delle aree pertinenziali dei pubblici esercizi regolarmente autorizzati;
  • tenere comportamenti che sono causa diretta o mediata di fatti e situazioni, quali diffusione di suoni musicali diretti o riprodotti, schiamazzi, assembramenti chiassosi, rumori molesti, anche derivanti da un utilizzo emulativo di veicoli, occupazioni improprie della sede stradale e degli spazi con intralci e limitazioni alla libera circolazione, anche mediante il consumo sul posto di alimenti e bevande con abbandono senza riguardo dei rifiuti prodotti;
  • recare disturbo al vicinato stazionando nelle aree esterne dei pubblici esercizi oltre l’orario di apertura delle attività.

Vietato anche, in occasione di manifestazioni pubbliche,

  • il consumo di bevande alcoliche e non alcoliche in contenitori di vetro o latta, in qualunque modalità e tempo siano essi stati acquisiti e/o detenuti;
  • l’abbandono in luogo pubblico, di qualunque contenitore di vetro o latta di bevande di qualsiasi genere
  • la somministrazione all’esterno e la vendita per asporto di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione e bevande non alcoliche in contenitori di vetro o latta.

Chi trasgredisce, rischia una sanzione amministrativa da un minimo di 500 ad un massimo di 3.000 euro. Ma anche, «previa diffida, il sequestro cautelare e la confisca dei mezzi utilizzati per commettere la violazione (compreso gli strumenti di diffusione sonora)», e in caso di violazioni commesse in luoghi come mercato e stazione, «l’ordine di allontanamento del trasgressore per una durata fino a 48 ore».

Il precedente

All’indomani dell’allentamento del lockdown, ai primi di maggio, Cassani aveva invocato «la selezione naturale» contro bivacchi e assembramenti in piena emergenza Covid: «Non siamo né i badanti né i baby sitter degli esseri sottosviluppati che ci circondano. Dovremmo stare qui a disperarci se qualche ignorante prova a far di tutto per non sopravvivere?». Pochi giorni prima, era arrivata a palazzo Borghi una lettera di protesta dei residenti di via Ivrea per gli assembramenti di stranieri che si radunano con la musica a tutto volume nella via dietro alla Biblioteca. Ora, con il contagio che ha tirato il freno, evidentemente la selezione naturale non basta più: ci vuole il pugno di ferro della legge.

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