Cardano e Gallarate ricordano i martiri di Kindu 60 anni dopo l’eccidio

Gallarate cardano martiri kindu

GALLARATE – La sezione locale dell’Associazione Arma Aeronautica ha celebrato questa mattina, 11 novembre, il 60 anniversario dell’eccidio di Kindu, dove 13 aviatori italiani «si immolarono nel supremo sacrificio in missione di pace». La cerimonia si è svolta a Cardano al Campo e Gallarate alla presenza dei rispettivi sindaci, Maurizio Colombo e Andrea Cassani. Sono soltanto quattro le città in Italia che hanno una via intitolata ai martiri di Kindu e, caso vuole, proprio due si trovano in provincia di Varese, una confinante con l’altra.

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L’eccidio di Kindu

L’eccidio di Kindu avvenne esattamente 60 anni fa, l’11 novembre del 1960. Due velivoli da trasporto dell’Aeronautica militare, due “Vagoni volanti” C-119 della 46esima Aerobrigata di Pisa assegnati al contingente delle Nazioni Unite in Congo, atterrano all’aeroporto di Kindu, non lontano dal confine con il Katanga, la regione dalla quale è dilagata la sanguinosa guerra civile che minaccia la giovane repubblica africana, proclamata appena il 30 giugno 1960.
I due aeroplani trasportano rifornimenti per i caschi blu malesi della guarnigione di Kindu. E’ dall’estate 1960 che i velivoli italiani provvedono a circa il 70% delle esigenze di trasporto aereo del contingente Onu. Una missione come tante almeno fino a quando non si consuma la tragedia. Terminate le operazioni scarico dei due C-119, i tredici uomini (due equipaggi completi più un ufficiale medico) escono dall’aeroporto per portarsi verso la vicina mensa della guarnigione Onu. Gli aviatori non hanno armi al seguito; nulla, infatti, lascia presagire quanto sta per accadere e i rapporti con la popolazione sono sempre stati buoni. Stanno ancora pranzando quando vengono sorpresi da militari congolesi ammutinatisi. Nell’aggressione uno degli ufficiali, il medico, viene ucciso, gli altri sono trascinati nella prigione della città. Lì saranno brutalmente trucidati. Tragedia nella tragedia, non ci sono tracce dei corpi degli aviatori trucidati. Si teme che i ribelli e la folla ne abbiano fatto scempio o che siano stati gettati nel fiume, infestato di coccodrilli.

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Le salme a Pisa

A dispetto di questa convinzione, che prende sempre più corpo con il passare del tempo, si scoprirà solo in seguito che, subito dopo l’orrenda strage, i resti mortali dei 13 italiani sono stati sepolti in due fosse comuni grazie al gesto di pietà di un graduato della polizia congolese. Saranno riesumati solo quattro mesi più tardi. A identificarli saranno i loro stessi colleghi. E’ l’11 marzo 1962 quando, in un clima di grande emozione, le salme dei caduti di Kindu arrivano a Pisa a bordo di un velivolo statunitense con la scorta d’onore di caccia dell’Aeronautica Militare. L’indomani viene celebrato il solenne rito funebre, alla presenza del Presidente della Repubblica Antonio Segni. Le salme vengono tumulate al Sacrario dei caduti di Kindu, il tempio aeronautico costruito all’ingresso dell’aeroporto militare di Pisa grazie a una sottoscrizione pubblica lanciata subito dopo la diffusione della notizia dell’eccidio.
«E’ una vicenda che destò vivissima commozione nel mondo intero», ha ricordato oggi Michele Ciorra, presidente AAA di Gallarate. «Furono un luminoso esempio di estrema abnegazione e di silenzioso coraggio, fino al martirio».

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Gallarate cardano martiri kindu – MALPENSA