Delpini a Gallarate, l’addio a don Giovanni: «Prete operoso, l’ho amato e ammirato»

GALLARATE – Il suo impegno fino alla fine, «tra la polvere e il caldo» per essere sempre al fianco dei suoi ragazzi in oratorio. Il suo essere «prete operoso». Sono i valori che lo hanno portato a essere amato, ammirato e, d’ora in poi, mai dimenticato. L’arcivescovo Mario Delpini ha salutato così don Giovanni Ciochetta, parroco di Cajello scomparso all’età di 72 anni. Lo ha fatto oggi, 18 agosto, celebrando i funerali che si sono svolti nella chiesa del rione gallaratese. Molti i fedeli presenti, tra cui i giovani che l’hanno avuto come guida, giorno dopo giorno. E che, ancora una volta, si sono riuniti per dare l’ultimo saluto al loro don.

«Prete operoso»

Nonostante il periodo estivo, in cui le persone si concedono un momento di ferie, la chiesa di Cajello era piena. Dentro, certo. Ma anche sul sagrato. Tutti ad ascoltare l’arcivescovo Delpini mentre ricordava don Giovanni: «Lo conosco dai tempi del seminario, l’ho visto operare. E l’ho sempre amato e ammirato per questo». Sì, perché «si è sempre messo al lavoro, per svolgere il compito affidato a un prete». Non amava discussioni, preferiva il “fare” al “dire”. E lo faceva «senza risparmiarsi». Nella navata centrale, ai piedi dell’altare, la bara del parroco era rivestita di «segni sacerdotali, a indicare la sua funzione di prete». Ma anche la sua maglia indossata per l’oratorio, con la scritta “don”, «perché fino alla fine è stato vicino ai ragazzi, che trattava tutti come amici. Ha dedicato il suo tempo, ha voluto esserci».

Una guida per i giovani

Ma è proprio dalla voce strozzata dei suoi ragazzi che ha preso forma l’affetto nei confronti di don Giovanni, quello che solo da un legame quotidiano può nascere. «Ci hai resi parte di una famiglia», ha detto una giovane animatrice. «Sei stato padre, fratello, nonno. Per tutti noi». Un rapporto «senza gesti eclatanti, senza troppe parole: non ti appartenevano. Preferivi la genuinità dei piccoli gesti che arrivano dal cuore. Ci mancherai, grazie per averci fatto da guida».

Gli insegnamenti

Presenti, oltre a don Riccardo Festa, anche le figure istituzionali. Sia gallaratesi, nella persona del vicesindaco Rocco Longobardi, che di Besate, con il sindaco Gian Pietro Beltrami. «C’è una cosa – ha detto a margine Longobardi – che mi ha colpito nei ricordi delle persone che hanno conosciuto don Giovanni: la sua attenzione ai giovani. Il saper parlare con loro, preoccuparsi di offrire opportunità. Sembra una cosa normale, invece credo che chiunque abbia figli o nipoti, soprattutto in età adolescenziale, sappia come sia complicato». E se tutti sottolineano questa capacità che aveva il parroco, prosegue, «significa che ha tracciato una strada importante». Fino all’augurio che «questi insegnamenti e questa capacità siano uno dei solchi che don Giovanni ha lasciato e che non vadano perduti».

La vicinanza

Presenti anche alcuni consiglieri comunali del rione, tra cui Michele Aspesi e Rossella Glorioso. «Il tuo saluto a fine messa – ha aggiunto poi Glorioso – è sempre stato “mi raccomando, fate colazione con pane e vangelo”: terremo vivo il tuo consiglio per ogni giorno a venire. Buon viaggio don».
A questi, si aggiunge il messaggio di cordoglio di Evelin Calderara, amministratore noto a Cajello e consigliere provinciale. Lontano fisicamente da Gallarate, ha voluto sottolineare la sua vicinanza alla comunità e mandare un pensiero a don Giovanni. Oggi, alle 13.30, gli animatori delle parrocchie si ritroveranno sul piazzale della chiesa per lasciar andare palloncini bianchi, in memoria del parroco.

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