Officina di Cura Urbana sfida Cassani: «C’è una Gallarate migliore»

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GALLARATE – «C’è una Gallarate migliore». Messaggio semplice, scritto su un cartoncino (quindi removibile, non si tratta di imbrattamento) poi affisso accanto alla colata di carton gesso comparsa a chiudere lo spazio d’accesso alla storica sede della Banca Gallaratese di piazza Garibaldi. 

Un muro contro i senzatetto

L’antefatto è notissimo in città: un senzatetto aveva trovato spazio nel piccolo anfratto. Qui si rifugiava per dormire dopo aver sistemato le sue poche cose. Qualcuno si era indignato per quella presenza. Il senza tetto era poi sparito. In parecchi ha parlato di un ricovero in ospedale ed è plausibile che una persona che vive per strada non goda della miglior salute. E al suo posto è comparsa la colata di carton gesso pensata palesemente per evitarne il ritorno. E più in generale per evitare che qualcun altro andasse ad “occupare” quello spazio.

C’è una Gallarate migliore

La foto di quella scritta «C’è una Gallarate migliore» è stata pubblicata poche ore fa sulla pagina Facebook della lista civica Officina di Cura Urbana, presentatasi ufficialmente pochi giorni fa al fianco della candidata sindaco di centrosinistra Margherita Silvestrini. Il post che accompagna l’immagine è eloquente: «Chiudere porte… o aprirsi all’ascolto dei bisogni? Una Gallarate migliore si prende cura di tutti i cittadini».

Una città più bella

Il gesto è semplice ma chiarisce la posizione di Officina di Cura Urbana. «C’è una Gallarate migliore dal punto di vista del bello, ad esempio – spiega Cinzia Colombo, già assessore nella giunta Guenzani dal 2001 al 2016 e che della lista civica è un nome di spicco – L’intervento è sicuramente stato eseguito dal privato. Non sappiamo se gli è stato chiesto di farlo in fretta e furia, ma sicuramente sappiamo che una soluzione esteticamente più gradevole era di sicuro possibile. Perché un cittadino che intende ristrutturare un proprio immobile deve, giustamente, rispettare regole e norme anche paesaggistiche finalizzate a rendere armonico il risultato e qui invece è bastato del carton gesso?».

Cittadini di serie B

Colombo arriva quindi al nocciolo del problema. «Togliere panchine, chiudere spazi utilizzati da chi non ha un tetto, da chi vive per strada non è una soluzione – spiega – Sposta soltanto il problema in un’altra parte della città. E qui mi chiedo: esistono gallaratesi di serie A e di serie B? In centro tolgo panchine e chiudo spazi per garantire il decoro urbano spostando il “problema” in periferia. E chi vive in periferia? Perché non dovrebbe vedersi garantito lo stesso trattamento? La verità è che chiudendo non si risolve nulla. Il punto è investire seriamente sul sociale. Potenziando i centri di accoglienza presenti in città, ad esempio». La Casa di Francesco, che vede anche la partecipazione dell’amministrazione «E la nuova realtà appena nata che si deve esclusivamente al volontariato cattolico – dice Colombo – Tra l’altro appena nata e già piena. Questo ad indicare due fattori: il bisogno è reale ed è in crescita. Ed essendo già piena questa struttura non è in grado di intercettare altri stati di necessità».

Le chiusure spostano soltanto il problema

Colombo ragiona anche sul fronte prevenzione: «Il numero di persone che sono in stato di povertà e vivono per strada è in aumento. Ed temiamo sia destinato ad aumentare ancora. Non è responsabilità dell’amministrazione, ovviamente, la crisi è nazionale. Ma se non iniziamo adesso a cercare soluzioni preventive non saremo in grado di gestire il problema poi». Colombo ipotizza «Ad esempio percorsi per il reinserimento sociale di queste persone che non hanno rete, spesso non hanno famiglia e arrivano a vivere per strada dopo esperienze drammatiche. E’ estremamente complesso, lo sappiamo. Il primo passo è quello della relazione: certo se chiudi e togli stai dicendo a queste persone di andarsene. La relazione è già finita». Colombo conclude: «E’ un percorso difficilissimo? Certo, ma se non si inizia nemmeno non lo compiremo mai. Le chiusure non risolvono nulla, spostano soltanto il problema da un’altra parte della città».

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