Gallarate riscopre Padre Busa, il gesuita che fu un pioniere informatico

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GALLARATE – L’importanza dell’opera scientifica iniziata negli anni Sessanta a Gallarate da padre Roberto Busa ottiene una nuova conferma a livello internazionale. Mercoledì 20 gennaio alle 18, in collegamento streaming, il gallaratese Marco Passarotti, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, presenterà il volume “One Origin of Digital Humanities: Fr Roberto Busa S.J. in His Own Word”, curato da Julianne Nyhan e Passarotti (Springer 2019). Il volume raccoglie 17 articoli di padre Busa (pubblicati tra 1951 e 1996) tradotti in inglese da Philip Barras (storico collaboratore, amico e suo “traduttore ufficiale”) e include anche un’introduzione a firma dei curatori, la bibliografia e un’intervista con Philip Barras. Per seguire la presentazione basta iscriversi sul sito di Ucl.

«Un esempio per studenti e studiosi»

«Il nome di padre Busa è citato molto spesso come quello del pioniere del trattamento automatico del linguaggio», precisa Passarotti. «Ma le sue pubblicazioni (più di 300) sono poco note. La ragione è che sono quasi tutte in italiano e sono difficilmente reperibili. L’idea del volume è nata dall’esigenza di offrire alla comunità scientifica e civile una sorta di “best of” degli scritti di padre Busa, traducendoli in inglese al fine di favorire il pubblico internazionale». Nella biblioteca della Cattolica di Milano è oggi presente l’archivio personale di padre Busa, ricco di materiali come fotografie, documenti amministrativi, l’epistolario, documenti congressuali, prove di stampa dell’Index Thomisticus, schede perforate, da cui sono stati tratti i temi delle 17 pubblicazioni selezionate. «Questa importante raccolta – osserva l’assessore alla Cultura, Massimo Palazzi – costituisce un elemento decisivo nell’opera di valorizzazione non solo della figura intellettuale di Padre Busa, ma anche della rilevanza pionieristica della città di Gallarate nel campo della ricerca informatica in ambito linguistico. La significativa foto rappresenta il laboratorio informatico di via Galileo Ferraris nel 1967 e la ricostruzione di questo contesto d’avanguardia è oggetto di un convegno già programmato nella nostra città, ma purtroppo ad oggi sospeso a causa della pandemia». E aggiunge: «Studiare l’attività di ricerca di padre Busa è un esempio per studenti e studiosi contemporanei della necessità conoscere le eccellenze del proprio passato per affrontare il futuro con una solida consapevolezza».

I temi trattati

I temi principali che verranno trattati riguardano questioni pratiche di trattamento automatico del linguaggio: l’uso delle schede perforate in linguistica. Ma anche descrizioni del lavoro della Caal, riflessioni in merito all’impatto dell’uso dei computer sulla conoscenza linguistica. E ancora, l’Index Thomisticus, ovvero il corpus elettronico che raccoglie gli scritti di Tommaso d’Aquino (circa 11 milioni di parole) e che rappresenta il grande risultato di padre Busa. Infine ci saranno considerazioni filosofiche sulla relazione uomo-macchina e la necessaria presenza di Dio come Padre dell’uomo e, quindi, “nonno” del computer.

I relatori

Tra i relatori prenderanno parte: Melissa Terras (University of Edinburgh) per l’introduzione. Seguiranno Julianne Nyhan (University College London) e Marco Passarotti (Università Cattolica del Sacro Cuore) con le “Reflections on the production of One Origin of Digital Humanities: Fr Roberto Busa in his own words”. I curatori del volume parleranno del processo di produzione del volume stesso, trattando delle motivazioni che li hanno spinti a pubblicarlo. Sarà poi Geoffrey Rockwell (University of Alberta, Canada) con “Knowing through algorithms: How exactly did Busa and Tasman process words with calculating machines?” a parlare della modellizzazione del pensiero attraverso l’analisi computazionale del linguaggio realizzata da padre Busa. Infine ci sarà Steve Jones (University of South Florida), “Where Was Caal?”. Parlerà del centro di analisi Caal (Centro per L’automazione dell’analisi letteraria), che dal 1961 al 1967 fu ospitato nei locali dell’azienda tessile Dragoni in via Ferraris a Gallarate. Presenterà il modello di ricostruzione in 3D del centro di analisi.

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