Giornata del Sollievo, Castiglioni: «Non abbiamo lasciato indietro nessuno»

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LEGNANO – Un migliaio di pazienti assistiti nell’hospice di Cuggiono e quasi altrettanti a Magenta, più altri 250-300 sul territorio. Nel proprio ambulatorio, che prima della pandemia riceveva circa 100 pazienti cronici al giorno per interventi ad alto contenuto specialistico (quali peridurali, legnano terapie sollievo giornata castiglioniendovenosi, faccette articolari) adesso, dopo la terza ondata del coronavirus, i pazienti «sono veramente tanti». A riferire numeri e criticità è Claudia Castiglioni (nella foto a fianco), direttore della Uoc (Unità operativa complessa) Cure palliative e terapia del dolore dell’Asst Ovest Milanese, nella ricorrenza della XX Giornata nazionale del Sollievo in calendario oggi, domenica 30 maggio.

«Nella nostra Uoc – spiega la dottoressa Castiglioni a Malpensa24 – ci occupiamo di malati con prognosi infausta, sia sul territorio che in ambulatorio sul versante cronico. Tanti pazienti, con dolore fisico e non solo. Le terapie del dolore ambulatoriali comportano visite di controllo con infiltrazioni o altre cure che richiedono due ore; in regime di ricovero usiamo altre tecniche invasive che richiedono una notte».

«Molto incrementata l’attività sul territorio»

Ad aver penalizzato molto questi pazienti, sottolinea la Claudia Castiglioni, è stata la chiusura delle sale operatorie, uno degli effetti del ciclone Covid-19 sulla sanità. «Siamo decisamente penalizzati da questo punto di vista, speriamo che le sale operatorie riaprano quanto prima».

Un anno fa, facendo il punto della situazione, emerse la necessità di sviluppare l’assistenza domiciliare, più che raddoppiata nell’anno del Covid. «L’attività territoriale per le cure palliative è stata molto incentivata, un po’ per il timore di portare pazienti in ospedale, un po’ perché a causa della pandemia abbiamo dovuto ridurre le presenze anche in hospice. Eppure abbiamo lasciato questo aperto alle visite dei parenti più stretti per i pazienti sul fine vita, cercando di garantire tutte le norme di sicurezza. E siamo riusciti a non avere focolai Covid. Mentre sul territorio abbiamo potuto seguire i malati Covid con i presìdi che ci tutelano, per garantire anche a loro la nostra presenza senza creare rischi di infezione. Mi piace pensare che non abbiamo lasciato indietro nessuno in un periodo come questo, in cui la solitudine per un paziente in punto di morte è ancora più da evitare».

Assistenza garantita fino all’ultimo

Un’altra conseguenza dell’emergenza sanitaria è stata la riduzione dei tempi di ricovero dei pazienti trasferiti dalle altre unità operative. «Abbiamo cercato di favorire in ogni modo i ricoveri veloci, prendendo i pazienti dagli ospedali e dai reparti (ovviamente se non positivi al Covid) con tutte le cautele. Abbiamo osservato anche la distribuzione delle patologie: l’aumento dei malati con patologie croniche evolutive di tipo non oncologico (come cardiopatie, broncopatie, patologie neurologiche) ha fatto sì che la nostra équipe si dovesse confrontare con pazienti sul fine vita ma con tempi di ricovero (inteso come permanenza in reparto, nda) più lunghi. Ci sono patologie che possono durare anni, il che comporta anche il fatto che cambiano i familiari che li assistono».

In definitiva l’importante, per Castiglioni, è «aver garantito sempre una vicinanza a questi pazienti, pur nelle difficoltà dell’ultimo anno. Il dolore fisico lo possiamo sempre controllare, l’angoscia del morire no. La sofferenza e la solitudine richiedono capacità che l’équipe medica e quella infermieristica riescono a dare con un’attenzione al paziente veramente particolare. Speriamo di continuare bene in questo senso».

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