Tra campi e risaie, ghiaia, sabbia e fango. Costeggiando il Ponte del Diavolo

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CORTE SANT’ANDREA (5 agosto) -Le cronache ciclistiche denominerebbero la tappa odierna una “tappa di trasferimento”: 110 chilometri in piano senza particolari emozioni. Lasciata Robbio, attraversiamo la campagna lombarda in un susseguirsi di risaie e coltivazioni di mais. In questo tratto pianeggiante è il tipo di terreno che mette alla prova le nostre Gravel e le nostre gambe: sabbia, ghiaia, fango, acqua, sterrato… Un bell’esame.

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Il Ponte del Diavolo

Raggiungiamo a testa bassa Pavia, dove non possiamo non dedicare un momento al pensiero di Sant’Agostino, le cui spoglie sono custodite nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. La nostra attenzione viene quindi catturata dal caratteristico Ponte Coperto (detto anche Ponte Vecchio o Ponte del Diavolo per le leggende che lo vedono protagonista): unisce il centro storico e il resto della città con il pittoresco quartiere di Borgo Ticino.

Uno sguardo al Castello di Belgioioso prima di arrivare a Orio Litta e, infine, alla nostra meta odierna: Corte Sant’Andrea, già in provincia di Lodi. La località, benché oggi gli edifici siano fatiscenti, ci fa ritornare alla mente le scene del film “Novecento” diretto da Bernardo Bertolucci e interpretato tra gli altri da Robert De Niro, popolate da contadini e braccianti che lavorano fianco a fianco nella campagna sconfinata.

La corte rappresentò per Sigerico la trentanovesima tappa del suo itinerario di ritorno da Roma a Canterbury ed il suo Transitum Padi: zattere di legno traghettavano in questo punto pellegrini e bestiame. Domattina anche noi avremo il nostro Caronte che ci traghetterà a Soprarivo, la prima località emiliana.

Per oggi è tutto, a domani.

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