La discesa del Gran San Bernardo peggio della salita. Ma lo abbiamo domato

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La discesa dal Garn San Bernardo tra freddo e pioggia

VERRES – Subito salita verso il Colle del Gran San Bernardo. La nostra carica rende “pedalabili” i primi dieci chilometri, l’entusiasmo dell’impresa ci sostiene. Secondi dieci chilometri: impegnativi, pesanti, la consapevolezza della fatica. Ultimi otto chilometri: sfiancanti, oltre quanto immaginassimo, nel freddo e sotto la pioggia.

Ma ecco, finalmente, a 2473 metri di altitudine, l’austera costruzione dell’Ospizio fondato verso il 1050 da Bernardo di Mentone, arcidiacono di Aosta, con l’intenzione di accogliere i viaggiatori di passaggio, spesso vittime terrorizzate del brigantaggio sulle montagne. Fu all’Ospizio che ebbe origine la razza dei cani di San Bernardo, verso la fine del 1600, inizialmente da guardia e da difesa, per poi diventare da lavoro per il soccorso alpino.

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Luca Gallotti e Orio Bagnaschi sul Gran San Bernardo

Entriamo per fare apporre il timbro sulle Credenziali e per rifocillarci dai monaci con un tè caldo, prima della discesa verso Aosta, lasciando definitivamente il territorio svizzero. Il meteo sfavorevole, le nuvole basse, il freddo pungente, la pioggia battente ci massacrano: il corpo trema senza controllo, la fatica sembra sopraffare la volontà e le nostra resistenza.

Per pochi chilometri la pioggia ci dà tregua, proseguiamo sempre infreddoliti verso Verres, la nostra meta quotidiana, scoprendo che il fondovalle della regione è tutt’altro che pianeggiante e ci riserva l’ultima batosta: ancora venti chilometri molto impegnativi.

Ultimissima sorpresa (si spera): i campeggi di Verres sono irraggiungibili per distanza e dislivello. Una gentile rappresentante della Polizia Locale ci indica un affittacamere. Finalmente è sera, i muscoli si rilassano, il cuore batte forte, le emozioni non si fermano. Il Gran San Bernardo è stato domato.

A domani.

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