I sette peccati capitali dell’economia italiana. E le sette virtù?

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MILANO Nella sede milanese dello Studio legale DLA Piper – il principale studio legale internazionale presente in Italia – si è tenuta la tavola rotonda, promossa con The Smart Institute think tank, di analisi del saggio “I Sette Peccati Capitali dell’Economia Italiana – Tavola rotonda sul libro di Carlo Cottarelli”.
Dopo i saluti di introduzione di Wolf Michael Kühne (Country Managing Partner DLA Piper), Francesco Bruno (The Smart Institute), hanno partecipato al dibattito l’autore Carlo Cottarelli –  Economista, Docente dell’Università Bocconi e Direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, già Presidente del Consiglio incaricato – Pasquale Merella (Presidente The Smart Institute), Antonio Tomassini (Partner DLA Piper), Luca Morandi (Indaco VP SGR), Vincenzo Scuotto (Vice Presidente The Smart Institute) e Jean Marie del Bo (vicedirettore Sole24Ore).

L’analisi di Carlo Cottarelli

Se l’autore individua evasione fiscale, corruzione, eccesso di burocrazia, lentezza della giustizia, crollo demografico, divario tra Nord e Sud, difficoltà a convivere con l’euro come i sette peccati capitali dell’economia italiana, i relatori hanno provato a identificare – nel corso del dibattito – sette virtù “capitali” in grado di contrastarli e affrontarli. Un’attenzione particolare è stata dedicata al ruolo che Milano può svolgere in qualità di “laboratorio di idee” e traino per l’intero sistema Paese: a partire dalla valorizzazione dei punti di forza del capoluogo lombardo, Milano ha infatti dimostrato di avere tutte le caratteristiche e le potenzialità per affermarsi come una capitale europea degli affari, della cultura, delle smart cities.

Non parliamo di patrimoniale

“Flat tax per le aziende significa rivoluzione fiscale, il problema – dichiara Antonio Tomassini, Partner DLA Piper – non è l’aliquota, ma l’imponibile e il funzionamento della macchina burocratica. Non si può parlare di patrimoniale – è inutile se ne discute dai tempi di Einaudi – c’è già e grava sulla casa, al limite di dichiarazione dei patrimoni, anche italiani, ai fini di monitoraggio. La lotta all’evasione è stata storicamente mal concepita come contrapposizione tra onesti e disonesti, guardiamo piuttosto a iniziative e progetti concreti tipo la voluntary disclosure dei 150 miliardi di euro di contanti che circolano in Italia. Occorrono ricette veloce non sogni di rivoluzioni fiscali, continuiamo sulla strada degli incentivi fiscali selettivi, riprendiamo il progetto di legge su Milano nuova capitale finanziaria europea, è tutto pronto.”

Il ruolo di Milano e della Lombardia

Questi ultimi temi sono da tempo oggetto di studio da parte di The Smart Institute, come sottolineato dal Presidente Pasquale Merella: “Sviluppare a Milano, a beneficio di tutta la Lombardia ed il Paese, una piattaforma di finanza alternativa che consenta al capitale privato di investire con fiducia nell’economia reale permetterebbe di ripensare al ruolo dello Stato non più come risolutore di prima istanza. Per fare questo non serve una banca pubblica dell’innovazione, ma ad esempio innovazione tecnologica applicata alla PA e l’utilizzo di una blockchain regionale in Lombardia. Bisogna poi ripensare il tipico modello delle Pmi italiane: in un contesto di rallentamento dell’economia ed aumento dei tassi di interesse, l’unico modello vincente è la crescita per esportazioni, che è possibile solo con un aumento della competitività delle imprese”

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