Il centrodestra di Busto vuole cambiare le regole del gioco in consiglio

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BUSTO ARSIZIO – E’qualcosa più di un’idea. Ne discutono per ora in modo informale i partiti e i vertici amministrativi di Palazzo Gilardoni: portare a dieci voti la cosiddetta maggioranza qualificata per approvare deliberazioni in consiglio comunale, maggioranza adesso stabilita in tredici consensi. Dieci voti che diventerebbero efficaci nel caso un qualunque provvedimento non ottenga l’approvazione coi tredici “sì” previsti in prima convocazione: in seconda convocazione, cioè, per far passare le delibere ne basterebbero dieci. Un escamotage o, meglio, un trucco per ovviare alle turbolenze interne al centrodestra bustocco, fiaccato dalle defezioni e dalle posizioni personali di alcuni consiglieri, quasi mai in linea con gli indirizzi generali, che appunto mettono a rischio la tenuta della coalizione e inficiano l’approvazione dei provvedimenti. Consiglieri eletti col centrodestra e subito critici verso chi ha permesso loro di entrare a Palazzo. Altra storia, però.

Il fuorigioco non vale più

Per rendere efficace la sostanziale modifica occorre cambiare il regolamento comunale. Per dirla in altro modo, il centrodestra sta pensando di cambiare le regole del gioco a suo favore. La metafora della squadra di calcio che durante la partita è sotto di un gol e per ovviare allo svantaggio chiede di annullare in corsa il fuorigioco, calza a pennello.
Il problema è che per modificare il regolamento servono i tredici voti. Che a Palazzo Gilardoni, stando così le cose, non sono affatto garantiti. Il soccorso del consigliere di Busto Grande, che tappa di volta in volta le falle dovute ai dissensi di questo o quell’altro esponente di maggioranza e alle assenze più o meno giustificate di altri, è un soccorso ballerino: a volte c’è, altre volte no. Ciò a dire che Busto Grande tiene in scacco la giunta.
Né, per il momento, si può fare affidamento sui tre consiglieri di Busto al centro, altro gruppo civico al quale fanno la corte i berlusconiani, che cercano di convincere i tre ad abbandonare i banchi dell’opposizione per passare armi e bagagli col centrodestra; operazione che trova però fredda la Lega, che ai civici bustocchi guarda con diffidenza. Né, Busto al centro appare desideroso di approdare in maggioranza dopo che un suo candidato, Luca Castiglioni, è stato l’avversario alle elezioni del sindaco Emanuele Antonelli. Bac è però l’unica vera possibilità di risolvere il gap numerico in maniera corretta, imbarcando Castiglioni e soci attraverso una trattativa politica. Sempre che Bac, in un sussulto di responsabilità amministrativa e civica, decida finalmente di lanciare un salvagente agli avversari di un tempo e, salvo sorprese dell’ultima ora, avversari anche del presente. Salvagente che, vista l’innegabile operatività della giunta, servirebbe soprattutto per la città.

Robe da Prima Repubblica

Considerazioni di questo tipo a parte, resta da capire se l’ipotesi dei dieci voti rappresenti una cifra democratica e non, invece, un modello da Prima Repubblica, come sembrerebbe a una prima analisi. A meno che siano veri certi sussurri che indurrebbero a credere che le distanze dentro la coalizione che gestisce Palazzo Gilardoni siano quasi incolmabili, al punto che possa accadere l’impensabile. Ma qui siamo nel campo dei pettegolezzi. E di sbocchi impensabili, Busto Arsizio non ne ha proprio bisogno.

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