Il Covid torna a far paura nelle rsa. La Provvidenza: «Mai abbassato la guardia»

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BUSTO ARSIZIO – Con i 21 ospiti positivi nella Rsa Quartenghi di Milano, il demone Covid, tutt’altro che esorcizzato, torna a far paura anche all’interno delle residenze assistenziali per anziani.

«Dopo quello che abbiamo vissuto anche noi è chiaro che la notizia di un nuovo focolaio nella struttura milanese solleva di nuovo preoccupazione. Però è anche vero che noi non abbiamo mai abbassato la guardia, abbiamo aumentato attenzione e precauzioni per i nostri ospiti e operatori e continuiamo a lavorare per proteggere la loro salute». Chi parla è Luca Trama, direttore de La Provvidenza, rsa cittadina dove da qualche settimana la situazione è certamente più tranquilla, ma resta forte la consapevolezza che non si può mollare un attimo.

Non abbassare la guardia

Il passato, quello del lockdown, non è ancora remoto, tanto che Luca Trama spiega come all’interno de La Provvidenza «nessuno ha abbassato la guardia. Certo la gente in giro sembra aver un po’ mollato. Soprattutto a livello psicologico. Tanto che su alcuni comportamenti che sarebbe meglio tenere è meno scrupolosa. Ma è proprio questo il momento in cui tenere alta l’attenzione». E così, anche se la vita all’interno della rsa bustocca è tornata come ai tempi pre covid, le precauzioni, a partire dai dispositivi di protezione individuale, restano tutte in vigore.

«Siamo tornati a festeggiare i compleanni, abbiamo riattivato tutta una serie di servizi anche con educatori e fisioterapisti. Ma con gruppi ridotti per evitare assembramenti. Anche il servizio di rsa aperta è stato ripreso». E ci sono nuovi ospiti. «Anche sotto questo – spiega Trama – è un segnale di ritorno alla normalità, se così la possiamo chiamare. Siamo tornati ad accogliere gli anziani. Certo con i nuovi ingressi si fanno tamponi, controlli strettissimi e si fa rispettare un periodo di isolamento. Insomma adottiamo scelte che non sono semplici da prendere, ma sono necessarie».

Tamponi, dpi, sistemi di protezione

E poi non bisogna dimenticare che ora, rispetto a febbraio, il Covid non potrà giocare sull’effetto sorpresa. «Le settimane drammatiche che abbiamo tutti passato non le abbiamo dimenticate. Abbiamo anche imparato molte cose e ora siamo preparati. Abbiamo a disposizione dpi, tamponi e tutto quel materiale che nel momento di massima emergenza sembrava davvero essere introvabile. I percorsi differenziati e l’organizzazione all’interno della struttura sono stati definiti e nel tempo migliorati, affinché anche questi aspetti diventassero strumenti di prevenzione e protezione per chi vive e lavora nella nostra struttura».

Ancora stop alle visite

E’ questo un punto rispetto al quale non è stato semplice fare una scelta. «Ogni volta che dobbiamo prendere una decisione – continua il direttore – cerchiamo sempre di metterci anche dalla parte degli altri. Sappiamo quanto sia difficile non riuscire ad avere un contatto fisico e dal vivo per i famigliari e gli ospiti stessi. Ma stiamo anche facendo di tutto per cercare di ridurre il più possibile questa distanza. In realtà abbiamo fatto un’apertura sperimentale per un paio di settimane, ma poi siamo tornati alla soluzione da lockdown. Con possibilità di videochiamate. E’ dura, ma mi sento di tranquillizzare tutti i famigliari rispetto alla cura che tutto il personale ci mette nei confronti dei nostri anziani».

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