Il decalogo del dottor Morte. Cazzaniga: “Volevo lenire la sofferenza”

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BUSTO ARSIZIO– Un decalogo di principi etici alla base del famigerato protocollo Cazzaniga. Venerdì mattina, 22 marzo, durante il controesame della difesa, l’ex vice primario dell’ospedale di Saronno, accusato di 15 omicidi volontari, ha spiegato quali fossero le spinte etiche e morali su cui poggiava il suo personale protocollo. “Io stesso – ha detto in aula Leonardo Cazzaniga – ho battezzato il protocollo che ho personalmente ideato. L’intenzione era di ridurre la condizione di sofferenza”‘. Cazzaniga ha snocciolato il decalogo del protocollo: “innanzitutto pietà: il comportamento del medico deve essere intessuto di pietà, compassione. Poi umanità: molti medici si comportano come se i pazienti fossero oggetti da gestire e non essere umani. Ho visto molti miei colleghi essere infastiditi dai pazienti. Cosa intollerabile, mi tocca dirlo. Poi etica e morale: nel lavoro medico non dobbiamo mai sganciarci dai concetti di etica. Il malato deve essere considerato al centro del nostro lavoro. Il quarto principio è lenire la sofferenza: il mio obiettivo è sempre stato lenire i sintomi refrattari che rendono gli ultimi attimi di vita del paziente insopportabili”.

“Il paziente, un essere umano”

Il quinto principio è considerare il paziente come essere umano, come un parente, devo comportarmi come fosse un mio parente. Poi c’è l’avversione all’accanimento terapeutico, una grave forma di crudeltà. Collegato c’è anche il concetto di avversione alle tecniche che non fanno altro che allungare l’agonia del paziente, allungano la vita ma non leniscono la sofferenza e non guariscono”. All’ottavo posto c’è l’accettazione della morte. “La morte – dice – è  il nostro orizzonte, ci dobbiamo preoccupare del fatto che il paziente muoia nelle condizioni migliori possibili. Inoltre dobbiamo  immedesimarci con la sofferenza del paziente: cogliere l’essenza della sua agonia, la sua lotta. Infine l’ultimo punto: condurre nel limite del possibile un rapporto empatico coi parenti del paziente. Cosa molto complessa in pronto soccorso”. “Le finalità, in questo contesto di morte imminente è di permettere al paziente di andare verso la morte con la minore sofferenza possibile. L’obiettivo era eliminare il sintomi  della sofferenza”. Di tutti i 12 pazienti di cui si è discusso, Cazzaniga ha ribadito trattarsi di persone con speranza di vita calcolata su minuti, al massimo poche ore. Pazienti in condizione di terminalita’ e sofferenza. È tornato ancora una volta sul rapporto con l’ex amante, Laura Taroni, mettendo in luce le presunte contraddizioni, ma anche le bugie raccontate dalla donna. “Sono stato tradito dall’amore che provavo nei suoi confronti. Mia madre mi disse dopo averla vista due volte che era pazza”.

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