Il dg dell’Asst Sette Laghi: “Tanti i nodi da affrontare ma restiamo un’eccellenza”

gianni bonelli direttore generale ospedale varese

VARESE – «Non abbiamo ospedali di “periferia”. Siamo un’azienda sanitaria che conta 7 presidi, ognuno con le sue specificità ed eccellenze, 5 mila dipendenti, un forte legame con l’Università dell’Insubria e che ha tra gli obiettivi quello di diventare un punto di riferimento per un territorio anche extra provinciale. Ma anche di consolidarsi tra le realtà sanitarie d’eccellenza della Lombardia». Gianni Bonelli (nella foto), direttore generale dell’Asst Sette Laghi da poco meno di un anno riassume così, in poche righe, le grandi sfide che porterà avanti nel suo mandato. Senza nascondere le difficoltà e facendo leva su punti di forza della complessa realtà aziendale che è stato chiamato a dirigere.

Un tema di grande attualità sanitaria è certamente la carenza di personale e in particolare la difficoltà a reperire medici specializzati. Tema nazionale ma che non risparmia le realtà ospedaliere del territorio. E’ così anche per l’Asst Sette Laghi?
«Noi stiamo portando avanti un piano di assunzioni massiccio. Sia per quanto riguarda il personale infermierstico, sia per quello medico. Certo, anche la nostra azienda su alcune discipline patisce qualche carenze».

Quali sono i reparti più in sofferenza? 
«I pronto soccorso. Ma anche Radiologia, Ortopedia e Medicina interna. Pensare di colmare tutti i gap è impossibile. Certamente stiamo intervenendo per porre rimedio a una serie di mancanze in tal senso».

Come? 
«Abbiamo la possibilità di lavorare su un doppio binario. Il primo, diciamo così, arriva dalla Regione con il provvedimento che disciplina gli specializzandi e che non necessariamente sono quelli dell’ultimo anno del percorso formativo. In tal senso abbiamo un po’ più di autonomia e poi essendo anche polo universitario rappresenta un valore aggiunto».

L’Università come bacino dal quale attingere. E l’altra via da percorrere? 
«Lavorare sull’attrattività delle nostre strutture, cercando di costruire un contesto di sviluppo professionale. Porto come esempio la Pediatria, un reparto in molti ospedali in sofferenza per carenza di medici. Ecco noi siamo in contro tendenza. Il Del Ponte è un’eccellenza e numeri dicono che abbiamo 25 pediatri in graduatoria. Ciò significa che i neo specialisti cercano ambienti stimolanti. Stesso discorso, da noi, vale per la Ginecologia».

E i pronto soccorso? 
«Su questo fronte dobbiamo lavorare. Tutti gli ospedali dell’Asst, escluso Cuasso, hanno un ps. E in alcuni casi, come Tradate il numero degli accessi è davvero elevato. In questo momento riusciamo a garantire personale solo con appalti o con esterni, anche se continuiamo a fare concorsi. Però abbiamo una sfida da vincere, ovvero quella di trasformare la direzione sanitaria del pronto soccorso in direzione universitaria. Ciò ci consentirà di dare vita a sinergia con la scuola di specialità, creando così un legame ancor più forte tra il percorso formativo e quello lavorativo al fine di portare continuità».

Veniamo alla complessità dell’azienda e al futuro dei presidi più piccoli rispetto alla realtà del capoluogo. Quali sono le strategie messe in campo? 
«Il futuro di ogni presidio verrà costruito sulle singole eccellenze. Stiamo, infatti, cercando di dare a ognuno un indirizzo specialistico su alcune patologie. E un lavoro che può contare su solide fondamenta, poiché i nostri ospedali spoke hanno una loro specificità clinica. Penso a Tradate per la Chirurgia bariatrica o Luino per la Chirurgia Proctologica. Insomma non partiamo certo da zero. Ma non solo».

Ovvero? 
«Se il sistema lo guardiamo e consideriamo nel suo complesso, quelle che a volte sono delle carenze possono diventare opportunità di crescita e di miglioramento per il paziente. In tal senso penso proprio alla cabina di regia che abbiamo creato e che gestisce i servizi e governa percorsi sanitari dei pazienti sia in entrata, sia in uscita e perfino nel percorso di cura post dimissioni. Questo permette ad esempio di ragionare su posti letto non riferiti solo al presidio del singolo ospedale, che non sarebbero sufficienti, ma di allargare la disponibilità. Gestire al meglio questi processi significa “far ruotare i letti”, decongestionare i pronto soccorso, ma anche rendere più efficienti i processi sanitari».

Direttore, qual è l’obiettivo più ambizioso che vuol raggiungere durante il suo mandato? 
«Ho la fortuna di condurre una realtà importante, complessa e che fa riferimento a un bacino territoriale molto ampio. E che non ha tra le sue criticità la “fuga dei pazienti”. Teniamo conto che l’80 per cento dei cittadini che risiedono nell’area di nostra competenza ci considerano un punto di riferimento. Detto questo non mancano certo le sfide per il futuro. La più ambiziosa è migliorare e consolidare il nostro ospedale tra le eccellenze regionali. Abbiamo tutte le potenzialità per farlo e per diventare un modello per l’assistenza sanitaria, ma anche per lo sviluppo dell’attività scientifica. Si tenga poi conto che grazie anche a una serie di specificità di assoluto livello regionale e in alcuni casi nazionale possiamo ambire ad essere più attrattivi anche oltre i confini della nostra provincia e della Lombardia»

Ospedale Varese Asst Sette Laghi – MALPENSA24