VARESE – Sono due le emergenze: quella sanitaria e quella economica. Questioni che il Partito Democratico ha affrontato in una conferenza stampa convocata oggi, venerdì 13 novembre, dal segretario provinciale Giovanni Corbo e dal consigliere regionale Samuele Astuti, i quali hanno battuto il ferro sul sistema sanitario in sofferenza, ospedali al limite delle possibilità di ricovero e Usca annunciate ma ancora misteriose, per lo meno nel Varesotto. E, per passare in campo economico, sulla necessità di avere (non semplice, ma indispensabile) una visione più a lungo raggio e aiuti pubblici, «anche se i ristori – ha detto Corbo – non possono essere considerati l’unico soluzione».
Parlando di economia e di imprese che rischiano di “rimanere sotto” a questa pandemia, si è toccato anche l’argomento aeroporto. Malpensa è la realtà economica più importante del nostro territorio poiché, accanto all’attività aeroportuale vera e propria, va considerato l’indotto. Che tocca innumerevoli comparti economici e che, con la seconda ondata, la zona rossa e il lockdown, è di fatto a terra.
Malpensa, Linate, Bianchi e la Regione
Alla luce di quanto ha affermato Matteo Bianchi, abbiamo girato la proposta agli esponenti dem per sapere quale fosse la loro posizione rispetto a Malpensa e all’ipotesi, messa sul tavolo dal deputato leghista, di chiudere Linate per far “decollare” di nuovo lo scalo della brughiera e l’economia che si muove attorno all’aeroporto.
«Non credo che chiudere Linate sia la soluzione al problema», ha spiegato Astuti. «Detto questo, credo che non ci siano possibilità di equivoco sulla mia posizione rispetto a Malpensa. Ovvero è strategica e fondamentale in termini di lavoro e ricchezza per il territorio, e non si può pensare a un piano di rilancio della nostra provincia che non contempli anche l’aeroporto e il suo sviluppo. Per questo Matteo Bianchi fa bene a tenere alta l’attenzione. Però dovrebbe anche fare maggiori pressioni sul governo della Regione affinché elabori un piano strategico per gli aeroporti lombardi. Siamo gli unici a non avere questo documento, fondamentale per avere una visione complessiva ma anche per sedersi ai tavoli governativi dove, già da settimana prossima, si affronterà questo tema. Arrivare a Roma senza un piano credo che precluda la possibilità di drenare risorse e azioni politiche sul nostro scalo».
E il Covid?
«Partiamo dai numeri – dicono Corbo e Astuti che sui dati fa una ricognizione quotidiana – lo dico da mesi, ma ancora oggi non c’è la necessaria chiarezza. Un esempio? Prendiamo i ricoverati della nostra provincia. Quanti sono? Non lo sappiamo. Sappiamo che i nostri ospedali sono al limite, quanti sono accolti nelle due Asst del territorio, ma non quanti sono i casi dei nostri concittadini che si trovano nei nosocomi fuori provincia».
Per i dem, «non sono le uniche falle di un sistema sanitario da ripensare. Basti pensare, ad esempio, che l’assessore Giulio Gallera parla di 28 Usca nel nostro territorio provinciale, quando non se ne vede ancora una attiva al momento. Oppure i vaccini antinfluenzali: ne hanno comprati pochi, hanno sbagliato le gare d’appalto e sul territorio arrivano a singhiozzo. Col risultato che in questo momento molti, pur di vaccinarsi, scelgono di andare a pagamento dai privati perché il pubblico non ne ha a disposizione».
E i Covid Hotel?
«Altro ritardo è quello dei Covid hotel – hanno proseguito Corbo e Astuti – Eppure, a fronte di strutture ospedaliere sotto stress, queste strutture strategiche nella gestione della degenza dei casi positivi non sono state ancora attivate».
Il nodo tamponi
Anche qui gli esponenti del Pd hanno messo sotto la lente d’ingrandimento la macchina provinciale dello screening del Covid: «Presenta criticità al Sud della provincia, dove i punti per i test sono forse sottodimensionati rispetto ai numeri e si registrano i maggiori ritardi, che poi si ripercuotono sulla filiera dei controlli e dei tracciamenti».