Il presidente dei Medici Cambielli critica Regione e riforma sanitaria

marco cambielli ordine medici varese

VARESE – Le riflessioni del dottore Marco Cambielli, presidente dell’Ordine dei Medici-Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Varese, che riportiamo qui sotto in maniera integrale si potrebbe riassumere così: “Noi medici di base in prima linea contro il Covid e ritardi”.

La posizione di Cambielli

E’ ormai da giorni che i casi di Covid-19 segnalati nella provincia di Varese si collocano per numero ai vertici della classifica regionale ed è ampiamente noto come le strutture ospedaliere della provincia siano in affanno così come i medici che vi operano.

Meno nota è la condizione dei medici di medicina generale che sono la prima barriera all’incremento, che poteva essere previsto, dei casi, ma che finora sono stati lasciati soli nel momento decisionale fondamentale dell’approccio diagnostico e clinico – terapeutico proprio delle fasi iniziali della malattia, considerata anche la lunghezza del tempo che intercorre, allo stato attuale, tra la richiesta e l’esito dei tamponi, per motivazioni note.

Viene in particolare modo segnalato che i medici del territorio stanno curando i casi di Covid-19, che stanno continuamente aumentando in modo esponenziale, con uno sforzo straordinario che mantiene in vita la rete ospedaliera, medici per di più ulteriormente aggravati dal peso di numerose richieste burocratiche che causano notevoli perdite di tempo, essendo attualmente impegnati nella più grande campagna vaccinale mai realizzata che li vede in prima linea.

La genesi remota di questa fase di crisi risiede nella legge 23 del 2015 della Regione Lombardia che ha centralizzato la gran parte della attività sanitaria sull’ospedale, sguarnendo pericolosamente il territorio, errore che viene riconosciuto dagli stessi responsabili politici visto che è stata istituita dall’attuale presidente della Regione una commissione di 5 saggi incaricati di presentare le loro proposte al fine di cambiare le regole fissate all’epoca del governatore Maroni, dimostratesi il tallone di Achille organizzativo per questa pandemia.

Apprendiamo, secondo le recentissime dichiarazioni dell’Assessore al Welfare, Giulio Gallera, che finalmente partiranno le attività dei Centri diagnostici territoriali (hotspot) gestiti dagli specialisti delle aziende sanitarie, con medici e pediatri di famiglia, infermieri di comunità, in collaborazione con le amministrazioni comunali intese ad integrare le prestazioni della medicina territoriale con quelle specialistico – ospedaliere, offrendo così ai medici di medicina generale un punto di riferimento di prossimità verso cui indirizzare i pazienti che necessitano di un accertamento o stadiazione della patologia da coronavirus.

Il paziente inviato all’hotspot, secondo quanto viene riportato delle dichiarazioni da Gallera, viene sottoposto all’attività diagnostica per SARS-Cov-2 con visita specialistica adeguata e supportata con apparecchiature per ecografie e Rx Torace. Lo stesso paziente potrà, quindi, essere inviato a casa in tele-monitoraggio oppure, se necessario, direttamente al ricovero in reparto saltando quindi il passaggio in pronto soccorso.

In sostanza si è cercato un metodo perché si realizzasse quanto avevo auspicato con una lettera inviata già il 23 ottobre dall’Ordine dei Medici di Varese ai direttori di Ats, Asst Settelaghi e Asst Valle Olona, raccogliendo le voci dal campo. Ma, accertato che nella provincia di Varese viene lamentata anche una insufficiente attività delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, incaricate dell’assistenza domiciliare), sono costretto ad annotare che purtroppo gli interventi annunciati dallo stesso assessore sono limitati alla provincia di Brescia (3 hotspot), a quella di Monza e Brianza (3 hotspot) e a quella di Milano (4 hotspot).

Nelle dichiarazioni dell’assessore, né da altre comunicazioni, si sa nulla di creazioni di strutture nella provincia di Varese, simili o uguali a quelle sopra descritte, già presenti in altre regioni vicine con buon risultato, che allevino il peso della pandemia sugli ospedali e sul territorio varesino. Quanto bisognerà aspettare? A chi imputare questo attrito operativo?

Esiste nei fatti una preoccupazione deontologica per l’andamento attuale della situazione e rinnovo la mia disponibilità e quella dell’ordine che rappresento, per una soluzione rapidissima ai problemi evidenziati.

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