Il sindaco Galimberti: «Il virus arriva da Milano. Varese rischia misure più dure»

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VARESE Davide Galimberti non dice la parola che tutti temono: “lockdown”. Ma in una nota in cui esprime solidarietà e vicinanza ai commercianti che in questi giorni sono scesi a manifestare in piazza Monte Grappa, parla di “rischio di misure ancora più drastiche“. Insomma il primo cittadino, con i dati alla mano che vedono Varese (e tutta la provincia) tra le più colpite dal ritorno dal Covid, non esclude che tutto potrebbe riaccadere.

La note sui commercianti

Questa sera insieme all’assessore Ivana Perusin abbiamo incontrato in teleconferenza una delegazione dei rappresentanti dei pubblici esercizi per ascoltare le loro esigenze anche alle luce degli aiuti assunti dal Governo. Un momento per esprimere la nostra solidarietà e aiuto a un settore sicuramente colpito duramente da questa crisi sanitaria. Il nostro sostegno c’è sicuramente e stiamo spingendo perché il Governo possa destinare al più presto gli aiuti previsti per queste categorie. Il Comune sta facendo la sua parte, a partire dal contributo per sostenere l’eliminazione della seconda rata Imu di dicembre e la riduzione significativa sulla tassa dei rifiuti. Anche sugli affitti di locazione dei negozi siamo pronti a collaborare come su altri temi. Alla luce però dei dati allarmanti di oggi sulla nostra provincia, e con il rischio che possano essere prese misure più dure, ho chiesto di sentirci anche ogni giorno e lavorare insieme, ma ho chiesto anche di avere la sensibilità di evitare occasioni di assembramento come quello visto ieri sera dove era presente gente anche senza mascherina. La cosa che più mi preme ora è che la gente stia a casa il più possibile ed esca il minimo indispensabile.

Numeri che fanno paura

«C’è molta preoccupazione per i numeri che leggiamo. In primavera eravamo tranquilli, ora quasi tutti in città e provincia hanno parenti, conoscenti o amici che in qualche modo stanno vivendo la malattia». Il sindaco di Varese, Davide Galimberti in una intervista rilasciata a Fanpage.it e ripresa anche dall’agenzia di stampa La Presse, racconta gli effetti della seconda ondata di coronavirus nel Varesotto, dove il sistema sanitario per ora tiene, ma c’è il rischio di un aumento esponenziale dei ricoveri.

Il virus arriva da Milano

«Rispetto a marzo abbiamo una maggiore conoscenza e capacità di intervento da parte del sistema sanitario, nonostante i numeri in costante crescita. Lavoriamo per impedire una ulteriore crescita e ripercussioni devastanti sul sistema sanitario», spiega il primo cittadino preoccupato che la città che amministra possa diventare una nuova Bergamo. La diffusione del virus a Varese è probabilmente da imputare a «una stretta connessione tra la provincia di Varese e l’area metropolitana di Milano, per il dinamismo che caratterizza questi territori», aggiunge Galimberti.

Ospedali quasi saturi

«Gli ospedali in provincia sono già in una situazione di quasi saturazione. Non solo con pazienti provenienti dal territorio, ma anche da altre aree – spiega nell’intervista il primo cittadino, proprio per questo è critico sul trasferimento di medici e infermieri varesini all’ospedale in Fiera di Milano, chiesto da – Regione Lombardia, che ci priva di professionalità essenziali».

Galimberti lamenta ritardi sulla gestione dei trasporti ed errori sulla medicina del territorio: «È mancato un adeguato coordinamento sul trasporto pubblico. Su questo sicuramente si poteva fare di più». E sulle manifestazioni di protesta andate in scena anche a Varese commenta: «Ora bisogna ripristinare una situazione di grande rigore. Auspico che si possa tornare presto a mangiare una pizza in orari tradizioni, ma queste misure sono considerate necessarie».

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