Il varesino Paragone: perché non voterò la fiducia a un governo giallorosso

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VARESE – Si fa o non si fa? Il governo giallorosso va e viene, per il momento. Ma se si dovesse fare c’è anche chi, tra i Cinque Stelle, non gli voterà la fiducia. E’ il senatore Gianluigi Paragone, giornalista cresciuto in viale Tamagno a Varese, alla Prealpina. Esponente pentastellato che in molti ritengono “il più leghista” del movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. In effetti, Paragone leghista lo è stato, quanto meno contiguo al Bossi-pensiero negli anni in cui ha diretto La Padania, prima che il partito passasse a Matteo Salvini. Un’adesione convinta, la sua? “A me piace cambiare” scrive di se stesso elencando i giornali e le tv in cui ha lavorato negli ultimi anni: Prealpina, appunto, Rete55, AdnKronos, Padania, Libero, Rai, La7, cambiando anche l’adesione ai partiti di riferimento. Cominciò con la sinistra, quella più a sinistra, per spostarsi via via, probabilmente a seconda delle circostanze, su lidi politici più moderati.

La peggiore sinistra possibile

Sarà forse per questa originaria militanza che oggi sconfessa il possibile accordo con il Partito democratico, fino al punto da dichiarare di essere pronto a tornare al giornalismo se andasse in porto l’intesa giallorossa. Perché? Nelle numerose interviste rilasciate in queste ore a giornali e televisioni spiega la sua scelta: “Questa sinistra è la peggiore sinistra possibile. Il mio problema è di ordine politico – ha ribadito stamane, martedì 27 agosto ad Omnibus su La7 – A me interessa l’identità di un partito (Partito democratico, ndr) che doveva rappresentare la sinistra e, quindi, il popolo e invece rappresenta l’establishment, il potere”.

Tornerò a lavorare

Poi una proposta che sembra tanto una provocazione: “Se il Pd vuole dimostrare di essere ancora qualcosa che assomiglia al popolo, qualcosa che si smarchi da questa liturgia europeista, bè, allora prenda come ministro dell’Economia Stefano Fassina (Liberi e Uguali, ndr), allora sì che sarebbe un vero segno di discontinuità. Fassina in una recente intervista ha tra l’altro detto: la sinistra torni a riappropriarsi di una grammatica che era di sinistra, basta restare prigionieri di queste stupide, folli, regole dell’Europa. La sinistra si è dimenticata dei lavoratori e ha distrutto il ceto medio”.
Paragone sottolinea infine: “E’ evidente che non potrò restare in questo parlamento a dispetto dei santi per tutta la legislatura. Prenderò ovviamente le mie decisioni”. E al giornalista che gli chiede se uscirà dal Movimento 5 Stelle per creare qualcosa d’altro, Ginaluigi Paragone risponde: “No, io non creo assolutamente niente. Resterò in Senato per un tempo molto breve, poi tornerò a lavorare”.

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