In un libro storie e volti dell’istituto Bernocchi di Legnano nel suo centenario

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LEGNANO – Un libro sulla storia della scuola, a coronamento degli eventi per il suo centenario e della benemerenza civica ricevuta quest’anno. “Istituto Bernocchi: che storia!”, 192 pagine ricche di contributi a più mani e di fotografie sia storiche che recenti, è stato presentato oggi, sabato 30 novembre, nell’istituto fondato nel 1919 dall’imprenditore tessile Antonio Bernocchi in un’aula magna affollata di docenti e studenti di ieri e di oggi. Attivo da cent’anni nell’istruzione professionale e da 60 nell’istruzione tecnica, il “Bernocchi” è uno dei pilastri storici dell’insegnamento superiore nella città un tempo piena di cotonifici e ora proiettata in un mondo del lavoro in rapida evoluzione, che richiede continui aggiornamenti nella formazione delle sue leve.

Wagner: «Proseguire sul lungo percorso tracciato»

legnano libro istituto bernocchi«Rileggere la storia del nostro istituto – scrive la dirigente Annalisa Wagner nel risvolto di copertina – conferma quel che è stato l’orizzonte di senso dell’azione dei tanti docenti e presidi che nel corso di un secolo si sono succeduti nella nostra scuola. Desideriamo proseguire su questo tracciato, consapevoli della sfida che ogni giorno ci attende». Il testo è stato curato da Gabriella Oldrini con la collaborazione di Giancarlo Restelli, Luigi Marcon e Francesca Toscano e l’editing di Luigi Marinoni.

Un tributo soprattutto delle persone e alle persone della scuola

legnano libro istituto bernocchiStampato in 500 copie, il libro è un tributo all’istituto ma soprattutto alle sue persone, dal fondatore alle “facce da Bernocchi” poste a piè di pagina per quasi metà del testo. Lo percorrono ricostruzioni storiche, ricordi personali e le tappe dello sviluppo della struttura, dei corsi e degli insegnamenti; non mancano aneddoti, dal giornale dell’istituto al regolo calcolatore, dal lutto per la prematura scomparsa della compianta preside Rosemary Codazzi fino alla riconoscenza espressa da chi in quelle aule ha intrapreso una strada di successo, dal cantante dei Finley, Stefano Mantegazza, al parlamentare Riccardo Olgiati. L’impressione che ne deriva è l’impronta di affetto, con una punta di rimpianto, che l’istituto ha lasciato indelebile in chi l’ha frequentato, da questa o da quella parte della cattedra, a dimostrazione che quanto è sorto nel 1919 in mezzo ai capannoni e ai laboratori è qualcosa, anzi molto di più di un semplice luogo di apprendimento.

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