Infortuni sul lavoro, Cgil e Nidil Ticino Olona chiedono un incontro con l’Ats

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LEGNANO – Un incontro con il direttore della Uoc (Unità operativa complessa) Prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro Milano Ovest dell’Ats, Sandra Marzini. Lo hanno chiesto oggi, martedì 11 ottobre, la Cgil-Ticino Olona e Nidil-Cgil Ticino Olona (la struttura del sindacato che rappresenta e tutela i lavoratori atipici come autonomi e collaboratori) per sollecitare non solo maggiori controlli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche un intervento informativo e formativo mirato a diffondere fra datori di lavoro, Rspp (Responsabili del servizio di prevenzione e protezione) e Rls (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) «una maggiore attenzione alla cultura della sicurezza».

Il sindacato invita inoltre gli Rls e i singoli lavoratori «che dovessero riscontrare violazioni in merito all’applicazione delle norme di prevenzione e protezione nelle proprie realtà lavorative, a rivolgersi ai propri rappresentanti sindacali, se presenti, o direttamente a noi».

Incidenti quasi raddoppiati in 6 mesi nel Milanese

Come ricorda la Cgil Ticino Olona, i numeri sugli infortuni sul lavoro in Italia e in particolare in Lombardia sono in forte crescita. Da gennaio a giugno 2022 sono state 65.221 le denunce di infortunio nella nostra regione, il 49,3% in più del 2021 quando furono 43.671.

Le morti sul lavoro, sempre nei primi 6 mesi dell’anno, in Lombardia sono state 72 di cui 52 in azienda e 20 in itinere. In Lombardia 3 lavoratori, ogni settimana, non rientrano nelle case che hanno lasciato la mattina per andare a lavorare. La provincia di Milano è quella che ha avuto la crescita maggiore: 27.220 denunce di infortunio nel ’22, il 66,1% in più rispetto all’anno scorso.

«Norme inapplicate dalle aziende. È inaccettabile»

«Il perdurare di questa situazione – accusa il sindacato – è sintomatico di una scarsa attenzione, da parte di molte aziende, al rispetto di quelle che sono le norme a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Fra i tanti problemi ne indichiamo due. Primo, la carenza di ispezioni dovuta anche alla mancanza di ispettori/tecnici che possano garantire un numero sufficiente di controlli: oggi in Lombardia l’organico delle Ats nell’area della prevenzione è del 30/40% inferiore a quello di 10 anni fa. Secondo, la mancanza di una corretta informazione e formazione e addestramento dei lavoratori prima di entrare in attività.

«Sul primo punto spetta al Governo e alla Regione intervenire, a meno che il tenere sottodimensionati i servizi ispettivi sia funzionale ad evitare ispezioni alle aziende; ispezioni che, nel 68% degli interventi, rilevano irregolarità e quindi sanzioni con il conseguente adeguamento alle norme nelle aziende visitate. Sul secondo punto abbiamo verificato nel nostro territorio che diverse sono le aziende che non fanno informazione/formazione e addestramento ai lavoratori, né li sottopongono a sorveglianza sanitaria preventiva al fine di verificare le loro condizione di salute. Comportamenti diffusi non solo nelle piccole aziende. Si tratta di obblighi precisi che espongono i datori di lavoro a precise sanzioni sia economiche che penali, ma che molte aziende ignorano o tendono a procrastinare nel tempo».

«Il fatto che molti datori di lavoro ancora non pongano la dovuta attenzione al rispetto delle normative su salute e sicurezza è inaccettabile – conclude la Cgil del territorio – Per questo pensiamo che tutti, dalle associazioni di categoria alle associazioni sindacali e ai singoli lavoratori, fino agli organi ispettivi debbano fare di più per garantire che ogni lavoratore che lascia la sua casa la mattina possa rientravi incolume la sera dopo il suo turno di lavoro».

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