Intelligenza artificiale per segnalare rischi di DSA. I primi test alle Bertacchi di Busto

BUSTO ARSIZIO – Giochi educativi sui tablet per rilevare e segnalare i rischi precoci di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): l’intelligenza artificiale entra in classe con una piattaforma multifunzione che può aiutare a prevenire le difficoltà dei bambini. Alla scuola elementare Bertacchi di Sant’Edoardo si sta svolgendo la fase di sperimentazione del progetto Essence, che vede come partner il Politecnico di Milano e l’Università dell’Insubria insieme all’ambito territoriale (l’ex provveditorato) di Varese. «Un’occasione privilegiata di fare ricerca-azione e testare nuove metodologie per lo sviluppo dell’apprendimento» sottolinea la dirigente scolastica dell’istituto Bertacchi, Fabiana Ginesi, che dopo un anno e mezzo di attenzione al Covid può «finalmente rimettere al centro la scuola».

Il progetto Essence

Essence è l’acronimo di “Empathic platform to personally monitor, Stimulate, enrich and asSist Elders aNd Children in their Environment”: «Il progetto – spiega il suo referente scientifico, il professor Cristiano Termine dell’università dell’Insubria – intende sperimentare l’utilizzo di una piattaforma appositamente pensata, in questo periodo di pandemia e isolamento, per offrire opportunità di relazione, supporto e consulenza per soggetti fragili, tra i quali sono stati individuati i bambini di 6-7 anni». Una piattaforma olistica nata per «riempire alcune lacune emerse durante la pandemia soprattutto per i soggetti più fragili ed emarginati, come bambini e anziani», come la descrive Chiara Piazzalunga, una delle ricercatrici in campo alle Bertacchi.

La piattaforma

La piattaforma si pone diversi obiettivi: fornire esercizi fisici o attività ludiche a sostegno dell’apprendimento, favorire lo scambio intergenerazionale, tra studenti e insegnanti o tra bambini e nonni, e fornire servizi (sanitari o educativi) di tele-assistenza e teleconsulto, tra cui test clinici per individuare difficoltà di apprendimento che possano segnalare il rischio di disturbi DSA. Sotto questo punto di vista, in particolare, i giochi a cui vengono sottoposti i bambini con la piattaforma permettono, grazie all’intelligenza artificiale, di inviare degli alert quando si individuano dei “pattern di rischio”, ovvero dei segnali di possibili difficoltà nell’apprendimento. «Così si può svolgere un’osservazione precoce senza stressare o pesare sui bambini» rimarca Chiara Piazzalunga.

Le fasi del progetto

Alla scuola primaria Bertacchi in questi giorni si sta svolgendo la fase di “pre-piloting”, in cui i giochi educativi da utilizzare nel progetto, creati in collaborazione con gli psicologi e i neuropsichiatri infantili dell’Insubria, vengono testati con i bambini di una classe per verificarne usabilità, intuitività, ma anche, più prosaicamente, «se sono divertenti». I tutor sono dottorandi, ricercatori o tesisti di ingegneria biomedica e informatica del Politecnico di Milano. Il prossimo passo, previsto entro pochi mesi, è la sperimentazione sul campo della piattaforma. Per un anno verrà utilizzata in due classi, tra cui una sempre alla Bertacchi di Busto, per altre analisi e la verifica dei risultati. In questa fase si potranno già individuare i bambini che presentano “pattern di rischio”, ma anche svolgere attività di potenziamento didattico.

La strategia del Bertacchi

«Una mattina ridedicata finalmente alla ricerca-azione per trovare strategie nuove e funzionali allo sviluppo dell’apprendimento – sintetizza la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Bertacchi, Fabiana Ginesi – per la nostra scuola è un’occasione privilegiata poter ospitare questo progetto. La speranza è che si possa ricominciare a parlare di scuola e di metodologie nuove: dopo l’ondata della pandemia occorre rimettere al centro la scuola, cercando strategie che favoriscano l’apprendimento per tutti, per non lasciare indietro nessuno». Del resto il tema dei DSA, i disturbi specifici dell’apprendimento, è già una priorità nei piani didattici della scuola primaria Bertacchi: viene eseguito uno screening in seconda con una psicopedagogista (per la parte linguistica, mentre per quella matematica si fa in terza) per analizzare i trend, a cui si aggiunge un lavoro di potenziamento per eliminare i “falsi positivi”, mentre i ragazzini in difficoltà, se viene accertata la “fatica”, vengono indirizzati verso un percorso di valutazione specifica per individuare la presenza di un disturbo (dislessia, discalculia o altro). «Con una strategia di identificazione precoce – sottolinea la preside – i ragazzini possono imparare a compensare le difficoltà».

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