Io (non) ti conosco mascherina

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Il confronto, anzi, le polemiche sulla mancanza di mascherine e, più in generale, di presidi individuali di sicurezza contro il virus, avvia una serie di considerazioni sulla reale affidabilità del nostro Paese. Considerazioni che evolvono in giudizi pesantissimi sul fatto che a un mese e mezzo dall’inizio vero dell’emergenza si sia ancora qui a discutere sul come, il perché e sulle responsabilità di una lacuna inaccettabile quanto imperdonabile.

Siamo tra le nazioni più industrializzate del mondo, possediamo un sistema manifatturiero tra i più avanzati, costruiamo auto, elicotteri, aerei, macchine e attrezzature sofisticate, vantiamo eccellenze in molti settori e ci areniamo davanti a banali mascherine. In tempi normali la loro produzione avviene altrove, soprattutto in Oriente, dove la manodopera è più disponibile per un certo tipo di prodotto, peraltro poco remunerativo anche per chi lo commercializza. Diciamo che siamo stati colti alla sprovvista dal coronavirus. Ora, però, abbiamo assoluto bisogno di questi presidi e ci riesce difficile comprendere i mille ostacoli nel riconvertire aziende che, in diversi casi, non avrebbero difficoltà a modificare i loro procedimenti lavorativi per realizzare un prodotto tecnologicamente di basso livello. Eppure, siamo al punto che i politici litigano anche per le mascherine.

Attilio Fontana, governatore della Lombardia, non più tardi di oggi, giovedì 2 aprile, ha avuto modo di dichiarare che “per quanto riguarda mascherine e altre presidi – sono sue parole – siamo stati e continueremo ad essere i primi a segnalare  che la Protezione civile nazionale, cui spetta il compito di gestire l’emergenza e garantire questi materiali, sia per buona parte inadempiente. Oltre a ciò la burocrazia di Roma ci impedisce di utilizzare le mascherine prodotte in Lombardia e già ritenute conformi dal Politecnico di Milano”. Per dirla in un altro modo, le procedure romane frenano l’avvio di una produzione a tappeto proprio delle mascherine.

Non ci sono altri commenti da aggiungere. Ma nemmeno possiamo semplicemente allargare le braccia al cospetto di una situazione che più che paradossale è vergognosa. Anche perché ci risulta che proprio la Lombardia si sia subito mossa, incaricando l’assessore Raffaele Cattaneo di seguire il problema, per avviare una filiera di aziende capaci di fornire mascherine sicure. Siccome ciò che sostiene Fontana è di certo vero, anche alla luce di altre recenti polemiche attorno alla questione (ricordate il ministro Boccia che irrideva in conferenza stampa ai malumori lombardi?), c’è da lasciarsi andare allo sconforto. Ma sarebbe sbagliato rispetto al fatto che, nonostante i numeri comincino ad aprire spiragli, la gente continui a morire. E nessuno ha il diritto di mollare la presa, soprattutto in virtù della constatazione che il virus corre più veloce della burocrazia.

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