Istat, a marzo +57% di decessi in provincia di Varese. Busto +84%, ma Gallarate +4%

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Una delle immagini simbolo dell'emergenza Covid-19: il corteo dei mezzi militari che portano le bare fuori da Bergamo

VARESE – Aumento dei decessi del 57,4% nel mese di marzo 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, in un numero selezionato di 15 Comuni verificati della provincia di Varese. Lo rivela l’Istat, Istituto nazionale di statistica, che ha pubblicato nei giorni scorsi una serie di dati sulla mortalità in Italia, con l’obiettivo dichiarato di «contribuire alla diffusione di informazioni utili alla comprensione della situazione legata all’emergenza sanitaria da Covid-19».

I dati Istat

Sotto la lente 1.084 Comuni del Nord iscritti all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, tra cui 15 della provincia di Varese. Si evince che i decessi sono più che raddoppiati rispetto alla media degli anni 2015-2019, in modo molto più marcato rispetto ai morti attribuiti dalle statistiche ufficiali al coronavirus. Il caso più eclatante è quello di Bergamo, già messo in evidenza da un’analisi sul territorio fatta dal quotidiano locale L’Eco di Bergamo: più 454% di decessi nei comuni verificati dall’Istat (da 450 a 2493, di cui quasi quadruplicati i morti nel capoluogo di provincia). Molti più di quelli entrati nelle statistiche dell’emergenza Covid-19. «La mortalità maggiore per il virus non è dovuta solo alla sua letalità, ma al fatto che nelle regioni dove l’epidemia è esplosa è andato in tilt il sistema sanitario – dichiara al Corriere il biologo Enrico Bucci – questo significa che un virus molto contagioso fa indirettamente molte vittime anche se ha una letalità relativamente bassa».

In provincia di Varese

Tra i comuni presi in considerazione dall’Istat, spicca il caso di Gorla Minore, dove nel raffronto tra marzo 2019 e marzo 2020 (sempre tra l’1 e il 21 del mese) si passa da un solo morto l’anno scorso a 10 decessi quest’anno. Decessi quadruplicati a Besano (da 1 a 4) e quintuplicati a Porto Ceresio (da 1 a 5), raddoppiati a Ispra (da 3 a 6), stabili in altri comuni come Lonate Pozzolo (1o sia lo scorso marzo che quello di quest’anno) e Casorate Sempione (3 in entrambi i periodi). In generale però la crescita dei deceduti è evidente: nei 15 Comuni campione si passa da 54 decessi nel marzo 2019 a 85 nel marzo 2020: più 57%. Un dato limitato ma significativo di un trend. Così alcuni comuni non verificati dall’Istat hanno spulciato i dati dell’anagrafe, scoprendo che la crescita dei morti è rilevante: a Busto Arsizio, ad esempio, nell’intero mese di marzo del 2020 si sono registrati 179 decessi, contro i 97 del mese di marzo del 2019. Ben 82 dipartite di differenza, pari all’84,5%  in più. A Varese si è passati da 69 a 101: più 46%. A Saronno da 35 a 47: più 34%.

Astuti: «Uno tsunami»

«Il 2020 spicca con un incremento del 113% – sottolinea il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti, ricercatore della Liuc che insieme a Massimo Cavallin ha analizzato i dati Istat sulla mortalità nei comuni campione della Lombardia nel periodo tra il 23 febbraio e il 21 marzo, nel pieno dell’emergenza Coronavirus – i deceduti sono quindi più del doppio di quanto sia avvenuto nello stesso mese degli anni precedenti, anche se i decessi riconosciuti Covid sono solo una porzione minoritaria». Eppure già il dato ufficiale sulla mortalità da Covid-19 «presenta per la nostra regione dei dati anomali, con il picco a Bergamo che non ha eguali in nessun’altra parte del mondo. Siamo stati evidentemente investiti da uno tsunami, ma se il settore ospedaliero ha provato a reggere l’onda d’urto, non così il sistema di medicina territoriale, letteralmente collassato».

Il caso di Gallarate

Ma il tema è da analizzare in modo più approfondito, perché non in tutti i comuni si registra un’impennata di decessi. L’esempio è Gallarate, dove il sindaco Andrea Cassani fa notare che nel confronto tra il mese di marzo di quest’anno e quello dell’anno scorso la differenza è di due decessi in più, addirittura meno di quelli attribuiti ufficialmente al Covid-19 (quattro nel mese di marzo, più un altro in aprile). Un incremento del 4,2% che appare come una normale oscillazione. «La situazione in città per ora è fortunatamente migliore rispetto ad altri centri – commenta Cassani – i decessi degli ultimi anni non sono molto differenti rispetto a quelli del 2020: quindi continuiamo a non abbassare la guardia».

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