Ita: la nuova Alitalia è l’ennesimo flop pagato dagli italiani

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Con la nuova Alitalia, che si chiamerà Ita (Italia Trasporto Aereo), è nata una nuova costosa e inutile corazzata Potemkin.

Sono in arrivo altri 3 miliardi di euro pubblici e la Cigs per 6.800 addetti per intercettare un mercato del trasporto aereo che, per almeno  i prossimi tre anni dovrà fare i conti con un mercato annullato dal Covid. Alla fine della crisi,  si dovrà misurare anche con la crisi climatica, dovuta alle restrizioni sui voli inquinanti, e con una mobilità ridotta dallo smart-working e dall’alta velocità.

Sarà l’ennesimo flop pagato dagli italiani in piena continuità con il passato e non, come dice la ministra Paola Demicheli in netta discontinuità con il passato. La nomina dei consiglieri di amministrazione è stata lottizzata. Allargata da  sette a nove membri per soddisfare tutti gli appetiti politici, più cinque revisori dei conti raccolti dai soliti studi professionali.

Una volta si chiamavano boiardi di stato, ora sono tutti ex amministratori o ex manager che hanno “militato” in grandi aziende statali come la Breda, la Finmeccanica, le FS e la  Saipem (Eni). Il caso del presidente Francesco Caio che ha ammesso di non essere a tempo  a tempo pieno perché manterrà anche la presidenza Saipem (nota per le grandi commesse  TAV ricevute senza gara). Tra i consiglieri c’è anche una forte presenza di settori privati garantiti dalle concessioni pubbliche, come le autostrade (da Atlantia ad Aspi fino al Gruppo Gavio).

Dario Balotta  presidente Onlit (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti

Ultimo volo di Alitalia da Malpensa. Ma potrebbe essere un arrivederci

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