Jerry Calà: suonare a Busto Arsizio è una libidine coi fiocchi

jerry calà busto

BUSTO ARSIZIO – C’è un pizzico di Derby con “Capitooooo!”, l’immancabile atmosfera di “Sapore di mare” dei Vanzina, diventato il motore del rilancio delle musiche degli Anni’60, il lancio della discomusic con “Maracaibo” e “I like Chopin”, canzone che accompagna l’arrivo del latin lover Billo a Cortina in “Vacanze di Natale ’83”, un altro film diventato un cult. Due ore non bastano per ripercorrere 45 anni di carriera di Jerry Calà, in cartellone al Teatro Sociale “Delia Cajelli” di Busto Arsizio sabato 17 novembre con il suo nuovo entusiasmante spettacolo “Non sono bello… Piaccio! Restyling”, una rivisitazione in chiave teatrale dello show musicale che per anni ha animato le notti della Versilia alla Capannina di Forte dei Marmi.

Calà, a distanza di poche settimane l’abbiamo rivista due volte in televisione a fianco di Mara Venier. E’ un ritorno di fiamma?
«Lo definirei una splendida amicizia, un rapporto piuttosto raro tra due persone che hanno avuto un passato assieme. Siamo un esempio per tante coppie che quando si lasciano si fanno la guerra».

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Ma come mai la televisione torna a considerarla ora dopo tanto tempo di oblio?
«Probabilmente si sta spargendo la voce che non è più la tv l’unico mezzo per avere successo. Il mio singolo, uscito lo scorso luglio, “Un’altra estate che va”, ha avuto milioni di visualizzazioni su YouTube, ma soprattutto da anni i teatri sono sempre pieni perché la gente si diverte tantissimo».

Il suo è uno show prettamente musicale che corre indietro fino agli Anni Sessanta. E’ l’effetto nostalgia il segreto di tanto successo?
«Pierangelo Bertoli, un amico grande che andrebbe ricordato più spesso, scriveva “con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”. Non c’è dunque nostalgia in questo spettacolo, ma tenerezza nel ricordare un grande passato che ancora non è stato superato. Volete forse dirmi che la musica di oggi è meglio? E che dire del cinema? Forse ora c’è più tecnologia, ma noi ci mettevamo il cuore. Lo dimostra il fatto che dopo trent’anni i nostri film ancora li fanno vedere in televisione e i giovani di oggi li vedono e si affezionano».

Nel suo spettacolo ricorda i più grandi della musica italiana attraverso una hit parade da amarcord. Facciamo il gioco della torre con alcuni di loro. Cocciante o Toto Cotugno?
«Dico Cocciante perché la sua “Celeste nostalgia”  accompagna la scena finale di “Sapore di mare”, quando Luca, ovvero il mio personaggio, alla Capannina non riconosce Marina, ormai sposata dopo tanti anni di silenzio per le lettere promesse alla fine dell’estate e mai spedite. E’ una delle scene che mi è riuscita meglio in carriera».

A proposito di “Sapore di mare”. Un’altra estate è terminata e la televisione lo ha mandato in onda almeno una decina di volte.
«Sarà anche per questo motivo che ai miei spettacoli ci sono tantissimi giovani. Il cinema degli Anni Ottanta vive ormai da tempo una nuova ondata di entusiasmo. Attraverso i nostri film i ragazzi di oggi rivivono quei tempi e li rimpiangono. E sa perché?».

Mi dica.
«Perché eravamo più  genuini e, siccome facevamo un cinema comico, ci prefiggevamo come primo compito quello di far ridere. Le commedie di oggi, salvo rare eccezioni,  sono un po’ tutte uguali. Tutte ambientate a Roma, sempre con gli stessi personaggi. E di certo meno divertenti».

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Torniamo al gioco della torre. Little Tony o Jimmy Fontana?
«Little Tony tutta la vita. Un idolo di gioventù poi diventato un grande amico. Non ci volevo credere».

Nomadi o Dik Dik?

«Tengo i Dik Dik per una questione personale. Il loro primo batterista era il mio impresario quando ero nei Gatti».

Califano o Jannacci?
«Siccome Jannacci sta su da solo tengo il Califfo. Andrebbe ricordato di più, è stato uno dei grandi poeti del Novecento»

Maracaibo o I like Chopin?
«Butto Maracaibo perché non ne posso più di suonarla. Ma se non la faccio il pubblico si incazza».

L’ultimo: Lucio Dalla o Lucio Battisti?
«Eh no, questo non me lo puoi fare. Non rispondo».

Dopo lo Shed e il Manzoni, torna in città per la terza volta. E’ una libidine coi fiocchi suonare a Busto Arsizio?
«E’ una libidine suonare davanti alla gente che mi vuole bene. Proprio come a Busto Arsizio, visto che dopo lo spettacolo del 2014 organizzato dall’associazione Amici di Alessandro Colombo hanno deciso di invitarmi ancora una volta».

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