Kazakistan, una miniera di uranio

Terra di frontiera, è ambita da Mosca per le risorse naturali

di Alessandro Belviso

Il Kazakistan fa sempre più gola alle potenze straniere. Il paese offre ricchezze ed una posizione invidiabile nell’Asia Centrale ed il resto del mondo, a partire dalla Russia, non resta a guardare e cerca di ottenere l’appoggio delle autorità locali. L’ex repubblica sovietica è innanzitutto importante per Putin, che vuole utilizzarla per aggirare le sanzioni occidentali e creare un corridoio più favorevole a scambi con l’Iran e la Cina, e con l’obiettivo finale di renderlo uno stato satellite al pari della Bielorussia. I primi giorni di agosto un blog riconducibile all’ex presidente russo Medvedev (il blog “Vkontakte”) ha definito il Kazakistan come “uno stato artificiale”. Le smentite di rito non hanno portato a risultati, perché l’opinione pubblica kazaka non è nuova a queste dichiarazioni da Mosca. Infatti nel 2014 Putin disse che i cittadini di Nur-Sultan dovrebbero “comportarsi al meglio quando si tratta di servire gli interessi russi”. Ha poi rincarato dicendo che “i kazaki non avevano uno stato”. Questo indica che le considerazioni dell’élite russa nei confronti del vicino siano estremamente irrispettose, ai limiti della non considerazione della sovranità nazionale.

Il paese è il secondo produttore di petrolio nella zona (dopo la Russia) ed il primo di uranio al mondo. Le multinazionali occidentali da anni hanno rafforzato i rapporti ed ottenuto licenze estrattive e la Russia, per mettere ulteriormente in difficoltà gli avversari, potrebbe pressare il governo per acquisire queste risorse. Nel gennaio del 2022 vi sono state delle violente rivolte in tutto il paese, soppresse anche grazie l’azione dei soldati russi. Ma l’invasione dell’Ucraina ha cambiato gli scenari: gli stati ex-sovietici non si sentono più al sicuro rispetto a Mosca. Ecco perché nel corso degli ultimi mesi diverse delegazioni americane sono arrivate nel paese. Oltre a questi incontri il Kazakistan ha aumentato le spese militari fino a 3 miliardi di dollari, oltre ad aver firmato accordi di collaborazione in tal senso con la Cina e con la Turchia (membro Nato), specificatamente per la costruzione congiunta di droni d’attacco. Anche l’Italia ha una posizione importante verso Nur-Sultan. Infatti il primo mercato d’esportazione del paese è proprio con Roma. Soprattutto Eni, tramite i giacimenti di greggio, ha interessi in questa area. In ogni caso, la partita per il Kazakistan è tutta da giocare ed il risultato non è per nulla scontato.