La Befana tutti i rincari non ci porta via

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Nella calza della Befana sono rimasti i forti rincari che colpiscono prodotti e servizi di ogni genere. Se è vero che l’Epifania tutte le feste porta via, allo stesso modo è vero che la festa, questa volta, ce la fa l’inflazione. Giorgia Meloni e il suo governo esaltano la manovra finanziaria che, a detta loro, favorisce i ceti più deboli. Non abbiamo le necessarie competenze per eccepire in merito ma, supposto che i nuovi inquilini di Palazzo Chigi abbiano agito per il meglio e, quindi, abbiano ragione a considerare positivo il loro operato, qualcuno ci spieghi come si può essere felici rispetto, ad esempio, al prezzo dei carburanti che sta raggiungendo livelli record.

Buoni tutti, com’è spesso accaduto in passato, a fare cassa ritoccando al rialzo la benzina: riproposte le accise, vanificando lo sconto che ci aveva fatto Mario Draghi, il denaro che a Roma esce dalla porta rientra dalla finestra. D’accordo, qualcuno ci accuserà che stiamo facendo i conti della serva, che semplifichiamo il discorso, che non sappiamo analizzare il contesto. Ma il dubbio nasce spontaneo rispetto a una situazione inflattiva che, da qualunque parte la si prenda, comporta rincari come se non ci fosse un domani. Invece un domani c’è. Riguarda i nostri portafogli, dentro i quali mettono le mani un po’ tutti, a cominciare dalla speculazione, che si aggira famelica attorno alle famiglie del Belpaese.

C’è chi ritiene la vicenda dei carburanti una vera e propria emergenza italiana, che segue quella delle bollette. Crisi energetica sì o no, la tassazione su diesel e benzina, denuncia Assoutenti, è abnorme. Comunque, tra le più alte d’Europa. Colpa appunto del mancato rinnovo del taglio delle accise. Cos’altro dire? Bè, che la situazione è generalmente fuori controllo, o così appare: dal prezzo della pasta alle bollette di luce e gas, dalle tariffe del telefono alle rate dei mutui, dai pedaggi autostradali alle normali imposte è un crescendo irrefrenabile, altro che mano tesa ai meno abbienti. Costoro, di questo passo, sono destinati a essere ancora più poveri, nonostante gli interventi sul cuneo fiscale, sull’adeguamento delle pensioni (non tutte, in verità), sulla flat tax che, così come è stata proposta, merita un discorso a parte, che non affronteremo in questa sede.

Per tornare ai prezzi che continuano a crescere, i calcoli degli esperti determinano che per la sola spesa alimentare è previsto un aumento annuo di oltre 500 euro per ogni nucleo famigliare. Cifra che, sommata al complesso degli aumenti, porta a ritenere che, nei dodici mesi appena cominciati, i cittadini dovranno sborsare qualcosa come 2400 euro per ogni famiglia. Insomma, una super stangata che non può che preoccupare. Siamo di fronte a un’impennata contro la quale occorrerebbero ben altro che i pannicelli caldi di un governo che, per carità, ce la mette tutta, che non ha la bacchetta magica, che è in carica soltanto da un paio di mesi, ma che ha comunque il dovere di raccontarci come stanno davvero le cose. Tanto più con una premier che non dovrebbe essere, per storia, temperamento e carattere, una politica politicante come quelli che hanno riempito i palazzi del potere dal Dopoguerra ai nostri giorni. O, almeno, così ci sembra.

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