La difesa insiste: “Cazzaniga è un medico senza macchia. Va assolto”

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BUSTO ARSIZIO – Parola ancora alla difesa, oggi 13 gennaio, nelle ultime battute nel processo contro Leonardo Cazzaniga, l’ex vice primario del pronto soccorso di Saronno, accusato di 15 omicidi volontari. In aula a Busto Arsizio, dopo il collega Andrea Pezzangora, ha riferito l’avvocato del Foro di Brescia, Ennio Buffoli. “Quello che emerge in questo processo – spiega il legale della difesa Cazzaniga – è il rispetto che Cazzaniga aveva nell’esercizio della sua professione di medico verso i suoi pazienti. Se avessimo avuto solo il sospetto che Cazzaniga aveva fatto ciò che ha fatto con l’intenzione di uccidere non lo avremmo difeso. Del Dottor Morte per come era stato dipinto all’inizio non è rimasto nulla. Era descritto come un pericoloso killer, ma noi siamo sempre stati convinti che contro questo fango potevamo rispondere solo alla vecchia maniera: in aula. È il modo migliore per conservare la genuinità del giudizio; per questo vi chiedo – ha aggiunto Buffoli rivolgendosi alla Corte – di eliminare il coinvolgimento emotivo, prendendo i dati oggettivi del processo. I temi sono due: da un lato l’assenza di prova sul nesso di causa tra il trattamento somministrato e la morte e la totale assenza di prova per cui Cazzaniga aveva queste condotte al fine di uccidere”.

“Mancano le prove che volesse uccidere”

Buffoli ha ribadito l’inconsistenza delle prove a carico del Cazzaniga rispetto alla volontarietà degli omicidi: “Avete mai provato a mettere insieme le varie somministrazioni fatte da Cazzaniga? Non esiste lo schema farmaceutico ipotizzato dai consulenti della Procura. I dosaggi che escono dalla perizia della Procura sono sensibilmente più bassi. Se il dato del 10, 20 volte di più di cui si parlava inizialmente a proposito dei dosaggi non c’è più, allora i giudizi cambiano e cambiano di tanto. La modalità di somministrazione è la prova che non ci fosse alcuna volontà nel provocare la morte. Tutti ci hanno detto che se il farmaco è diluito la somministrazione non è rapida. Li somministra in dolo? No. Lui peraltro propone ai familiari l’autopsia nel caso ad esempio di Isgrò. Un medico che sa di aver ucciso un paziente, propone ai familiari l’esecuzione dell’autopsia? Non c’è certamente il dolo. Voi dovete ricercare se c’è la prova che Cazzaniga volesse uccidere.  Abbiamo 12 pazienti di cui nessuno ha mai detto nulla. Lui operava per non farli soffrire. Quando Cazzaniga trattava questi pazienti in contemporanea ne curava molti altri: in quegli stessi minuti trattava molti altri pazienti. Secondo voi uno che voleva mantenere la dignità del paziente, lo voleva uccidere? Vi ho dimostrato che non si può parlare di alcun protocollo perché erano somministrare dosi sempre diverse. Tutti i pazienti versavano in situazioni di urgenza. Lui si è trovato a trattare urgenze indifferibili”.

“Al massimo sono omicidi colposi”

Buffoli ha chiesto per i casi ospedalieri l’assoluzione di Cazzaniga e in via subordinata la derubricazione degli omicidi da volontari in colposi. Ha chiesto inoltre il riconoscimento delle attenuanti circostanti generiche. “La finalità è sempre stata quella di non fare soffrire i pazienti. Cazzaniga non ha mai voluto uccidere nessuno, ma non ha mai voluto abbandonare i pazienti a spasmi e morti dolorose”.
Buffoli ha analizzato caso per caso puntando a smontare le accuse della Procura. “Su Pietro Oliva Se avesse voluto ucciderlo perché gli pratica ossigenoterapia? Un’azione in contraddizione se si vuol uccidere il paziente gravemente malato arrivato in ospedale agli ultimi istanti di vita. Perché, se avesse voluto ucciderlo, scrive netto miglioramento e poi gli prescrive una radiografia toracica?”. “Su Giacomo Borghi Vi pare che una persona che vuole uccidere fa fare ossigenoterapia e prescrive un elettrocardiogramma? Secondo i consulenti della Procura, Cazzaniga non avrebbe dovuto fare nulla. Su Antonietta Balzarotti ripeto la stessa cosa: un medico che vuole uccidere prescrive al soggetto un elettrocardiogramma e un ossigenoterapia?”.

“Non c’entra con ciò che ha fatto Laura Taroni”

Sono stati trattati in udienza, anche i casi familiari di Luciano Guerra, suocero di Laura Taroni, Massimo Guerra e Maria Rita Clerici, rispettivamente marito e mamma di lei per i quali la difesa ha chiesto l’assoluzione di Cazzaniga. “Il 18 ottobre – ha raccontato l’avvocato – era stato già anticipato dai medici il fatto che per Luciano non si potesse fare più nulla per salvarlo. Il 19 ottobre si decide di togliere lo scafandro. Quel giorno i familiari si rendono conto che le cose erano cambiate in modo radicale. Non basta dire di aver trovato il midazolam nel corpo di Luciano Guerra per dichiarare che gli è stato letale. Si può dire serenamente che è morto naturalmente in conseguenza di un quadro clinico già compromesso“. Poi Maria Rita Clerici: “Non  è possibile – dice Buffoli – affermare con certezza le cause del decesso. Taroni, che ha raccontato un sacco di balle, ha fatto di tutto per scaricare le responsabilità su Cazzaniga che nel frattempo le scriveva ancora lettere d’amore. Decisivo per escludere il concorso di Cazzaniga è ciò che accade con suor Bertilla che è contattata dalla Taroni. Le dice che è in coma come se fosse la cosa più normale del mondo. Cazzaniga nel suo intervento sulla Clerici tutto ciò che poteva fare lo aveva fatto. Ammazzerebbe la Clerici per una discussione avvenuta qualche giorno prima? Se l’omicidio si è verificato di sicuro non ha concorso Cazzaniga: quando arriva fa ciò che è necessario per salvarle la vita”.

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