La piscina Manara non nuota in buone acque

Chiara Guzzo, candidata sindaco de La Sinistra Chiara per Busto

Da oltre sei mesi l’impianto natatorio di Busto Arsizio, un vero e proprio fiore all’occhiello nella Provincia, è chiuso agli utenti e agli agonisti.
In un epoca come l’attuale, segnata dal Covid, questa chiusura appare scontata così come lo è stata per molte altre strutture natatorie e non solo (palestre, etc…).
La Sinistra Chiara si interroga come si è arrivati ad una chiusura così prolungata e perché la data di riapertura è incerta, quando invece altre strutture come Legnano e Gallarate hanno già pianificato la stagione e la regolare riapertura all’esterno il 24 maggio.
Eventi peggiorati dopo la concessione a privati,  soprattutto per  la scuola nuoto, una delle migliori della Provincia  con  istruttori di esperienza pluriventennale, con corsi sempre pieni solo raggiunti dall’alta grande struttura nella zona come la piscina Moriggia di Gallarate, dove i cittadini potevano usufruire di un’ampia disponibilità di spazi nell’arco di tutta la giornata (almeno 6 vasche su 8  nella piscina da 50 metri, ridotte negli ultimi anni a sole 2 da 25 metri e non sempre libere).
Parallelamente alla scuola nuoto il settore agonistico, che comprendeva tra l’altro anche il nuoto sincronizzato come fiore all’occhiello,  permetteva di essere competitivi con  atleti di alto livello, attirati dalla possibilità di potersi allenare tutto l’anno in una vasca da 50 metri, cosa rara in Lombardia, ha dovuto lasciare spazio alla fallimentare esperienza della pallanuoto.
Anche le attività  relative il mondo della disabilità e dei sub, che potevano trovare corsie libere nel tardo pomeriggio più volte nell’arco della settimana, sono state fortemente ridimensionate dovendo convivere col nuoto libero.
Da sempre la Manara poteva vantare  strutture e spazi  per la cittadinanza, quale polo di riferimento sia per lo sport che per lo svago, o come valida alternativa, low cost, alle vacanze soprattutto durante le sempre più torridi estati.
Nel 2014 quando l’impianto natatorio da gestione Agesp è stato messo a gara sembrava che l’affidamento alla  Sport Management, che già gestiva ottimamente altre 24 strutture in tutta Italia, fosse la soluzione di tutti i problemi, legati principalmente ai costi dell’impianto, ai mancati rientri economici della scuola nuoto (nonostante la stessa fosse in attivo e com corsi strapieni come in poche altre piscine).
Le vere cause sono molto probabilmente da ricercare negli interventi strutturali che in molti ricorderanno essere avvenuti  prima del 2014 e  da tanti definiti “eccessivi” e “un pozzo senza fondo” in termini di costi. Ci si riferisce in particolare alla realizzazione della copertura apribile della vasca esterna di 50 metri, che doveva garantire la fruibilità della struttura nell’arco di tutto l’anno. Lavoro commissionato ad hoc, come alto lavoro di architettura che, come spesso accade, innalzò i costi di realizzazione, in quanto appunto progetto avveniristico per il periodo ma come altri esempi ben noti (ahimè) con pesanti oneri di manutenzione e non solo.
Le conseguenze? Aumento della dispersione termica che ha portato al raddoppio dei costi di gestione, senza contare che la copertura non fu mai operativa al 100% in quanto le strutture semoventi erano troppo lente per garantire la funzionalità del sistema e presentavano difetti e le guarnizioni, che dovevano garantire la tenuta all’acqua, si ruppero subito e ripetutamente (guardando il soffitto attraverso le guarnizione penzolanti era possibile sbirciare il cielo).
Si arrivò, per conseguenza degli eventi,  all’affidamento della piscina ai privati, che nel nostro caso occupano in queste settimane le pagine dei giornali: una società veronese con uno spiccato senso imprenditoriale per il ramo delle piscine, ai tempi della gara con grandi referenze e capacità economica.  Senza dimenticare il precedente fallimentare creatosi in provincia con  la grande e blasonata società che gestiva le piscine di quasi tutto il Nord Italia che è stata la  SWIM PLANET. Questa grande catena, nata in quel di Ispra, fallì in quello stesso anno (2011) dopo alcuni investimenti sbagliati. Un dejavù, come ora sta succedendo per l’attuale società che sta gestendo la Manara che, come si apprende dalla stampa locale, non naviga in ottime acque.
Dal canto nostro confidiamo che gli esiti siano differenti e che non si ripropongano come in uno sfortunato gioco di scatole cinesi.
Quello che però ci stupisce è come si sia potuto sottovalutare in quegli anni la drammatica caduta di una delle più grandi strutture sportive della provincia e di come a tutt’oggi non sia stato analizzato questo precedente, vista l’attuale situazione.
Al di là delle assonanze e degli elementi simili si potrebbero trarre dalle esperienze passate e cosa fare a fronte di un possibile intervento privato (spagnolo?) nella gestione della Manara, che ricorda le fallimentari esperienze delle cliniche dentistiche (guarda a caso sempre a capitale spagnolo)? In che modo l’amministrazione comunale (e per essa tutti i cittadini) può porre rimedio a questo disastro, che va a depauperare un bene comune?
In questi giorni sui social gira un appello intitolato “SALVIAMO LE PISCINE”, al quale noi de La Sinistra Chiara ci ricolleghiamo prontamente, non solo per salvare le piscine in generale,  ma soprattutto per salvare la piscina, e ribadiamo che è di proprietà dei cittadini, dall’ennesima gestione privata fallimentare.
Che procedure il Comune ha messo in atto per controllare i costi di gestione, per salvaguardare non solo gli incassi bensì per permettere un’ampia  fruizione della “res pubblica” da parte dei cittadini, che negli ultimi anni, dai risultati, non sembra proprio essere successo?
Questo permetterebbe di mantenere la piscina Manara come gioiello della città e garantirebbe a chi ci lavora dei contratti di lavoro onesti non più legati al mondo delle ASD (associazioni sportive dilettantistiche).
Un nuovo affidamento in house e sotto la diretta gestione comunale probabilmente permetterebbe di abbattere i costi di gestione dell’impianto e di garantire un equo salario ai dipendenti (dagli istruttori , ai manutentori, ai gestori dei servizi).
Abbiamo citato i contratti di lavoro, tema caro a chi sta a sinistra e a noi de La Sinistra Chiara , soprattutto in riferimento agli istruttori di nuoto e di acquafitness, ai bagnini, in quanto figure tra le più precarie nel mondo del lavoro,  e che ora come i raiders, operano senza diritti e assicurazioni, ma con responsabilità civili e  penali al di sopra della media, senza contratti di lavoro e diritti, per non citare i dipendenti delle imprese  appaltatrici, o meglio, sub-appaltatrici per pulizie e servizi…
In molti si sta cercando di spingere in questi giorni per la riapertura delle piscine. Un appello al quale bisogna affiancarsi ma con una richiesta in più … riapriamo le piscine ma riapriamo soprattutto la Manara e se la riapriamo facciamolo per Busto Arsizio e per chi ci lavora.
In mezzo ad idee senza obiettivi, prive di una qualsiasi visione adeguata di questa città e non rispondenti ai bisogni dei cittadini (vedi sotto la voce Gardaland nell’area delle Nord) si potrebbe , e sarebbe più saggio, pensare e “rigenerare”  quello che già è presente sul territorio, tra cui la piscina Manara.
Terminiamo questa argomentazione così …. con un appello e con l’idea molto precisa di come vorremmo la nostra piscina e come non vorremmo la nostra città.

La Sinistra Chiara per Busto – Chiara Guzzo Candidata Sindaca

Piscina di Busto: o riapre entro 10 giugno con gli spagnoli o risoluzione del contratto

busto arsizio piscina sinistra chiara – MALPENSA24