La politica, i politici e la stupidità

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Più di una trentina di anni fa, in un consiglio comunale di una importante città della nostra provincia, si stava discutendo di area metropolitana. Dibattito acceso tra favorevoli e contrari. Fin quando intervenne un consigliere che, con convinzione, proclamò il proprio assenso: “Una metropolitana che ci colleghi a Milano può essere utile”.  Questo per dire che la politica è sempre stata frequentata da personaggi al limite del surreale. Soltanto che, in passato, a loro venivano affidati ruoli marginali, mai di grande responsabilità amministrativa. Bisognava anche fare la classica gavetta prima di occupare i posti di maggior prestigio, si faceva scuola e, soprattutto, si veniva misurati sul campo. Insomma, vigeva il criterio della selezione. Che se non era garanzia di buona amministrazione, era comunque un filtro affinché non straripassero gli inetti.

Come siano le cose ai nostri giorni è persino pleonastico spiegarlo. Senza generalizzare (sarebbe oltremodo scorretto) finiscono a capo di diverse giunte, finanche in parlamento, esponenti che la politica l’hanno imparata nelle assemblee di condominio o, addirittura, al bar. C’è di tutto un po’. Chi ha avuto modo di assistere a qualche confronto tra candidati alle prossime amministrative e abbia un minimo di contezza di che cosa significhi governare un Comune, non può che essere preoccupato. Molte liste, bene che vada, sono raccogliticce. In pochi si pongono il problema della competenza: ci sono candidati che pontificano, si accreditano a suon di fregnacce (eufemismo), pensano di essere Andreotti e, peggio, c’è chi crede a loro.

Sintomo di una involuzione straordinaria, per colpa di chi? Di un sistema che è quello che è, evitato da coloro i quali potrebbero  alzare l’asticella, come professionisti, imprenditori, manager, docenti e via discorrendo. Così ci tocca sentire in consiglio comunale a Cardano al Campo, a sostegno di una giusta mozione in difesa degli alpini, che “anche i partigiani ne hanno combinate di ogni con le donne”. O ancora, ci tocca leggere su Facebook le intemerate del primo cittadino di Casorate Sempione, che irritato come un bambino capriccioso, se la prende con i giornalisti che hanno pubblicato (senza chiedere il suo assenso!) un comunicato delle opposizioni, svicolando naturalmente dalla sostanza del problema. Per non dire delle fantasie pre elettorali, promesse mirabolanti che, oltre a turlupinare i cittadini, trasformano chi le propone in personaggi dei fumetti.

Esempi piccoli piccoli, che però definiscono un contesto di pochezza culturale rispetto a ben altre necessità. Forse, come dicono gli esperti, la politica è davvero lo specchio della società. Di sicuro non c’è da stare allegri. A noi scriba nostalgici passa per la mente quel consigliere comunale di una volta che, dibattendo di bilancio, citava Kant in modo pertinente e, lasciatecelo dire, affascinante. Ma erano appunto altri tempi. Ancora non si parlava di disaffezione verso l’impegno pubblico. E soprattutto la stupidità aveva il proprio ambito: fuori dai perimetri decisionali.

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