La scelta del sindaco tra disinteresse per la politica e liste (a volte) inaffidabili

elezioni sindaco politica

Domenica 12 giugno vanno al voto dieci Comuni in provincia di Varese e altri nel dirimpettaio Alto Milanese. Troppo pochi per accreditare valenza politica alla consultazione amministrativa in concomitanza con i referendum sulla giustizia. Referendum che, quanto meno in ipotesi, non dovrebbero interferire con le scelte dei cittadini rispetto a sindaci e consigli comunali. D’altra parte, si tratta, per rimanere nella nostra provincia e nei centri limitrofi dell’Alto Milanese, di elezioni locali senza un particolare peso in un contesto più ampio, se non nazionale, quanto meno regionale e territoriale. Comuni dove fanno premio i personalismi, le velleità dei singoli, le aspettative di gruppi spesso civici o, comunque, affrancati dalle segreterie e dai vertici superiori.

Si dirà, nel momento del voto amministrativo è sempre successo che si guardasse al particolare piuttosto che alle dinamiche della politica alta, quelle che stabiliscono le alleanze e definiscono gli equilibri di potere. Vero in parte, quanto meno per quanto riguarda le città più importanti dove l’influenza degli schieramenti si fa ancora sentire, eccome. Città che, queste sì, rappresentano test più o meno probanti per partiti e raggruppamenti, e per le quali le segreterie in senso trasversale mettono becco. Salvo poi, in alcune circostanze, lasciar correre macroscopiche anomalie, come è accaduto nel recente passato ad esempio a Luino e Somma Lombardo, sponda di centrodestra. Mettendo nel conto anche il centrosinistra oramai abbonato alle divisioni, tranne rare eccezioni.

E allora, l’appuntamento amministrativo del 12 giugno non potrà essere considerato nel suo insieme, ma municipio per municipio. A partire da Cassano Magnago, quinta città del Varesotto dove la polverizzazione delle liste è il sintomo di un generalizzato disagio e, soprattutto, di una lotta per il potere locale che non prevede esclusioni di colpi. Persino all’interno di uno stesso partito, o di quello che era un unico partito, si consumano le divisioni. Nel resto dei nove comuni che vanno al voto in provincia, le analisi non possono prescindere dagli aspetti locali; anche i loghi dei partiti che compaiono sulle liste hanno valore simbolico, nascondono appunto valutazioni che spesso prescindono dal partito di riferimento per soffermarsi principalmente sulle persone. A questo punto bisognerebbe aprire una parentesi proprio sulle persone, sempre meno disposte ad esporsi in una campagna elettorale e a sobbarcarsi l’onere di un eventuale impegno amministrativo. Non è un mistero che in molti comuni si è faticato e non poco a trovare i candidati, generando purtroppo un livellamento verso il basso che non depone in modo positivo per la loro affidabilità. Discorso scivoloso, che merita ben altri approfondimenti e che non può essere esaurito in poche righe e in questa sede.

Alle corte. Dal giro elettorale del prossimo mese non aspettiamoci nulla più che indicazioni parziali, prive di una autentica consistenza politica, che l’elettorato con tutta probabilità nemmeno intende accreditargli. Sulla scheda, prima ancora del partito, si sceglie il nome del candidato sindaco e dei possibili consiglieri. Al netto della disaffezione generalizzata per la politica e per l’assunzione di responsabilità civiche. Un disinteresse diffuso che non è più possibile sottovalutare.

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