La scuola del futuro parte da Busto: polo didattico tra Rotondi e Unitelma-Sapienza

BUSTO ARSIZIO – “Quale visione per la scuola del futuro”: a focalizzare un tema chiave in vista del Pnrr è un report realizzato dall’associazione Enrico Dell’Acqua di Busto Arsizio, con l’autorevole adesione dell’Università a distanza Unitelma-Sapienza di Roma, nella figura del rettore Antonello Folco Biagini e di alcuni docenti dell’ateneo, e patrocinato dal Consiglio Regionale della Lombardia e dal Comune di Busto Arsizio. L’analisi è stata presentata a Palazzo Gilardoni, contestualmente all’annuncio della nascita di un polo didattico tra il Collegio Rotondi di Gorla Minore, storica istituzione scolastica paritaria del territorio, e appunto Unitelma Sapienza, che offre la possibilità di laurearsi a distanza ma senza rinunciare ad essere un’«università di prossimità», con 25 sedi fisiche a disposizione dei propri studenti.

Il report

«Un’analisi – spiega Sergio Colombo, presidente dell’associazione che si rifà all’imprenditore bustocco pioniere dell’export tessile in Sud America – finalizzata ad evidenziare la centralità della persona e a ripensare il sistema-scuola dopo la difficile parentesi pandemica che ha causato squilibri al tradizionale metodo di apprendimento. È emersa anche la figura del docente formatore-educatore che prefigura il passaggio da un orientamento informativo a quello formativo-attivo. Un cambiamento significativo in attesa dell’ennesima riforma che, più che curriculare, deve adeguarsi al mondo della comunicazione: una sfida che renderà migliori i soggetti che concorrono alla comunità educante se dirigenti e docenti, insieme a genitori e studenti, lavoreranno per un obiettivo comune». Per Antonello Folco Biagini, rettore di Unitelma, ateneo a distanza controllato al 90% dall’Università La Sapienza di Roma, «va fatta una riflessione sulla DAD. Occorre un’organizzazione del sistema che sappia adattarsi a variazioni quasi imponderabili, come ci ha insegnato la pandemia. Perché oggi l’università si adatta meglio a variabili simili rispetto ad altri livelli di istruzione». Il Pnrr, che stanzia quasi 20 miliardi sulla scuola «per migliorare i servizi, per il reclutamento degli insegnanti e per potenziare le tecnologie», è un treno da non perdere: «Una volta c’erano i sogni, ora ci sono i soldi» fa notare il direttore di Unitelma Luca Squara. Per sfruttare questa occasione però serve un progetto per la scuola del futuro, e il report aiuta proprio a focalizzare questo tema.

L’urgenza della riforma

«Se non riformiamo in maniera chiara il sistema ne pagheremo al prezzo sociale ed economico nei prossimi decenni – sostiene don Andrea Cattaneo, rettore del Collegio Rotondi di Gorla Minore, istituzione scolastica nata nel 1599 – ad ogni ministro dell’istruzione sembra che debba cambiare tutto, ma poi rimaniamo ancora fermi ad un sistema scolastico di 40 anni fa con le lezioni frontali, basato sulle conoscenze e non sulle competenze. Se non iniziamo sin da ora a formare i formatori, lavorando per i docenti che tra dieci anni entreranno in aula, saremo sempre indietro rispetto all’evoluzione del mondo che sta andando in un’altra direzione. Ecco perché è importante riformare urgentemente il sistema scolastico italiano, partendo dall’università e andando a ritroso». Il “Rotondi”, da questo punto di vista, è un modello: con l’alleanza con Unitelma-Sapienza è il primo polo italiano che va dalla scuola dell’infanzia all’università. Una scuola con le radici ben salde sul territorio della Valle Olona e del Bustese ma che accoglie studenti da 32 Paesi.

“Formare i formatori”

«La pandemia ha messo a nudo la fragilità del sistema scolastico, spostando l’attenzione sugli spazi e sulle strutture, tanto da spendere soldi in banchi a rotelle che non sono serviti a niente, e non lo dico per fare polemica politica – sottolinea don Andrea Cattaneo – il punto è che non abbiamo avuto la lungimiranza di pensare a come cambiare il metodo didattico. Senza un progetto formativo basato sull’allievo non si può pensare a nuovi banchi o a nuove tecnologie. Serve un’istruzione basata non sulle conoscenze ma sulle competenze, per ripensare il sistema scolastico ribaltandolo. Il compito della scuola non è, scusate il francesismo, “vomitare” nozioni sugli studenti, ma dare loro la capacità critica per leggere il presente». Per costruire questo «nuovo modello educativo», sottolinea il rettore, «non possiamo aspettare il prossimo ministro, perché ne passeranno ancora venti, ma dobbiamo iniziare dal territorio, dal basso, dalla sinergia tra le varie agenzie educative. Noi qui abbiamo gettato le basi». Concretamente, un esempio di come si cambia la scuola il Collegio Rotondi lo mette in pratica da quattro anni, con «uno spazio didattico che si chiama aula problem solving, dove il problema viene presentato agli studenti e loro devono cercare di risolverlo – illustra don Cattaneo – è diviso in tre parti, una con i tablet per fare ricerche, una specie di salotto per confrontarsi sui dati raccolto e uno spazio di presentazione al docente della soluzione del problema. Così si mette in cattedra l’alunno».

Il progetto è stato presentato a Palazzo Gilardoni perché l’associazione intitolata al “Principe Mercante” ha le sue radici in città: «Qui si sta creando un’eccellenza, grazie allo sguardo allargato dell’associazione Dell’Acqua che da Busto Arsizio ha l’ambizione e la sana abitudine di guardare oltre i confini – la “benedizione” del vicesindaco uscente Manuela Maffioli, neo-consigliere comunale a Busto – in questo caso con una cabina di regia sapiente ed efficace mette a disposizione dei nostri ragazzi e dei nostri cittadini e formatori un progetto importante. Per vincere la sfida della formazione sul territorio serve una pluralità dell’offerta formativa, cui concorrono anche gli Its che sono importanti interlocutori del nostro tavolo dello sviluppo economico».

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