La voglia di votare più forte del Covid

voto referendum regionali

La tenuta del sistema democratico alla prova del Covid 

La prima fondamentale considerazione è che, “nonostante tutto”, epidemia, crisi economica e sociale e previsioni catastrofiche, il popolo italiano ha reagito positivamente, confermando una partecipazione al voto imprevista ed imprevedibile.
Per una valutazione oggettiva di questi risultati elettorali parto dai dati relativi al referendum. L’affluenza alle urne è stata del 53.84%, il si ha vinto con il 70% delle preferenze mentre per il no ha votato il 30%.
Appare quindi evidente che il voto ha confermato a larga maggioranza la vittoria del si al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Evidentemente il 30% che ha votato per il no ha sottolineato la necessità di passare a una fase successiva di riforme, in quanto questo taglio lineare del numero di parlamentari rimane una decisione incompleta e non certo in grado di riformare il sistema democratico parlamentare in profondità; tutto in funzione di una maggiore efficienza e di un adeguamento del funzionamento degli organi istituzionali, in conseguenza ai profondi mutamenti che si sono verificati nella società italiana a settant’anni dalla Costituzione. Quindi avanti con il processo di riforme in coerenza ad un risultato referendario irreversibile.

Il voto sul territorio regionale e comunale

Anche a livello regionale il popolo ha confermato i presidenti delle regioni che hanno governato la difficile prova dell’epidemia, in particolare Veneto con Zaia e la Campania con De Luca per l’entità del consenso.
Il voto alle regionali ha determinato in maniera evidente “il crollo dei populisti” della Lega di Salvini e del M5S di Di Maio.
La Lega di Salvini alle politiche 2018 aveva preso il 16.1% pari a 2.030.716 voti, alle Europee 2019 il 33.1% pari a 3.189.051 voti, ma alle regionali 2020 il 13.1% pari a 1.237.336 voti.
Il M5S di Di Maio alle politiche 2018 prese il 35.5% con 4.297.515 voti, alle Europee 2019 il 19.5% con 1.880.198 voti, ma alle regionali il 7.2% con 658.050 voti.
Questi dati confermano il “crollo dei populisti” della Lega di Salvini e del M5S di Di Maio, che in un anno
complessivamente perdono 3.200.000 voti.
Salvini in campagna elettorale aveva previsto un risultato del centrodestra pari a 6 a zero, a fronte del risultato finale di 3 a 3 con l’affermazione del centrosinistra in Toscana, Puglia e Campagna e del centrodestra in Veneto, Liguria, Marche.
A livello comunale il voto ha confermato i sindaci che hanno governato negli ultimi 5 anni e che hanno saputo dare stabilità di governo al territorio garantendo un rapporto forte e concreto con i propri cittadini a livello comunale.
Anche in questa dimensione locale il voto ha premiato il concreto operato dei sindaci al di là dei partiti di appartenenza.
A livello locale si è quindi evidenziato nel voto la crisi dei partiti e la volontà di premiare il “buon governo” dei sindaci, confermando un voto post ideologico in grado di dare stabilità al sistema democratico a livello locale.

Referendum e Regionali: un voto di cambiamento e di stabilità

In estrema sintesi credo che queste elezioni post epidemia abbiano segnato una nuova domanda di stabilità e di cambiamento.
Sia coloro che hanno votato no al referendum sul taglio dei parlamentari che coloro che hanno votato per i partiti usciti sconfitti dalle elezioni regionali (Lega di Salvini, M5S di Di Maio e Italia Viva di Renzi) devono prendere atto del risultato: “Il governo esce dal voto più stabile” e la legislatura potrà durare fino al 2023.
La situazione politica determinata dal voto che ha garantito stabilità al sistema ha creato le condizioni ideali per gestire in modo responsabile i fondi in arrivo dall’Unione Europea: ben 209 miliardi, il maggior importo ottenuto da un Paese europeo, possono mettere le basi per importanti investimenti strutturali finalizzati a cambiare l’Italia in funzione delle nuove generazioni per una crescita duratura e sostenibile.
Inoltre mai dimenticando che 37 miliardi sono stati messi a disposizione dall’Europa e sono lì pronti per essere investiti in sanità.
Questo decisivo risultato per il nostro Paese si è reso possibile a seguito di un impegno tenace dei partiti e dei
movimenti europeisti italiani in Europa nonostante l’opposizione dei populisti e sovranisti italiani ed europei.

Dario terreni
Marzio Molinari
Alberto Trotti

Referendum, in provincia di Varese il Sì al 68%. Nel capoluogo è sotto al 61%

voto referendum regionali – MALPENSA24