Lavoratori Accam: Sì alla Newco. «Non ci tradite. Altrimenti lotta e rifiuti in strada»

BUSTO ARSIZIO – «Il piano di salvataggio ci soddisfa, ora confidiamo nel senso di responsabilità dei sindaci che voteranno lunedì 22 marzo in assemblea». A parlare a nome dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali di Accam è Roberto Gennaro, coordinatore regionale del sindacato Fiadel, che insieme alla Cgil ieri, 18 marzo, ha incontrato i vertici della società dei 27 Comuni per fare il punto della situazione alla luce del tavolo in Regione Lombardia alla presenza dell’assessore Raffaele Cattaneo, che sarebbe stato decisivo per far pendere la bilancia di Accam verso la Newco. Che salverà l’impianto.

«Dignità e responsabilità»

Per i 70 dipendenti, tra diretti e indiretti, significa mantenere il proprio posto di lavoro. «Ci hanno creduto più loro, i lavoratori di Accam, degli amministratori dei Comuni soci – spezza una lancia Roberto Gennaro – nonostante la precarietà in questi anni si sono impegnati, imperterriti e responsabilmente, per portare avanti con dignità e professionalità il loro lavoro, sempre con il sindacato al loro fianco». Come già nel 2016, quando si presentarono “indossando” dei sacchi neri della spazzatura fuori dall’aula del consiglio comunale di Busto Arsizio dove si svolgeva l’assemblea dei Soci.

Roberto Gennaro (Fiadel)

Emergenza rifiuti?

Una protesta che era pronta ad esplodere anche in questi giorni, e che rimane in caldo nel caso in cui qualcosa dovesse andare male in assemblea lunedì. «Se partiamo con le iniziative di lotta dai cancelli di Accam non passa più nessuno» annunciano i lavoratori, che si dicono «pronti ad una lotta serrata». Chiudere i cancelli significa non far entrare i camion a conferire, con il rischio che poi i rifiuti rimarrebbero in strada. D’altra parte, senza un piano di ristrutturazione Accam giro di pochi giorni dovrebbe avviare le procedure di dismissione, e le società di raccolta dei rifiuti trovare altri siti per lo smaltimento.

L’appello

Ora l’appello è ai sindaci dei Comuni soci: «Ora non tradite i lavoratori – invoca Roberto Gennaro – quello che è stato prospettato è un progetto che darà al territorio una concezione nuova dello smaltimento rifiuti». Per i lavoratori la conferma che «questo impianto è utile, è un servizio essenziale al cittadino. Converte i rifiuti in energia, può portare il teleriscaldamento, consente di pagare una Tari ridotta». Tutte motivazioni che, per il sindacalista, non andrebbero messe in secondo piano: «Si fa tanta disinformazione su questo impianto. Non se n’è mai preso sul serio il valore per il territorio. Qui ci sono società che hanno investito e creato occupazione, e questo impianto può essere il perno per altre iniziative innovative e green nella logica dell’economia circolare, come i centri di riciclaggio. Chiuderlo non avrebbe alcuna logica, se non quelle della campagna elettorale».

I sassolini dalle scarpe

E se la situazione volge verso una soluzione positiva, resto da togliersi qualche sassolino dalle scarpe: «Da anni in Accam non c’è un attimo di tregua, tra cambi di amministrazione e di CdA, con le prospettive di spegnimento e chiusura, e per i dipendenti è stata un’angoscia continua, con il timore di rimanere senza un’occupazione – se ne fa portavoce Roberto Gennaro – quello che si sta per compiere è un passaggio epocale, che però poteva essere fatto già anni fa. E noi, con i lavoratori di Accam, ai sindaci del No l’abbiamo detto per anni. Ma nessun sindaco si è mai davvero preoccupato per queste 70 famiglie». Un j’accuse alla politica del territorio: «Finalmente è stato fatto un ragionamento industriale. Ma per troppo tempo hanno prevalso la superficialità e l’incompetenza nel valutare questo impianto e le sue potenzialità. O forse vogliamo tornare indietro di 50 anni?». Tanto che ora si torna persino parlare di revamping, a 15 anni dal primo progetto in questo senso per Accam.

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