Cattaneo spaventa i sindaci: «Chiudere costa 20 milioni». Accam verso la Newco

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L'assessore regionale all'Ambiente Raffaele Cattaneo

BUSTO ARSIZIO – «Smantellare e bonificare l’inceneritore potrebbe costare in tutto circa 20 milioni di euro, e comporterebbe il rischio di responsabilità penali in caso di omessa bonifica». L’assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo mette i Comuni soci, in particolare quelli del “no”, di fronte alla cruda realtà e il piano di salvataggio e rilancio di Accam fa dei passi avanti. La riunione, che ha visto la presenza di rappresentanti di più di 30 Comuni e delle società partecipate Agesp, Amga, Cap Holding e Alfa (oltre ovviamente alla stessa Accam), sembrerebbe aver appianato le tensioni degli ultimi giorni sull’asse Busto-Legnano. La Newco può partire: lunedì in assemblea si dovrà approvare il piano di ristrutturazione di Accam.

I costi di dismissione e bonifica

Raffaele Cattaneo chiarisce subito che l’economia circolare prevede anche che «quel che non si può recuperare come materia va recuperato come energia», per far rientrare anche il termovalorizzatore nel percorso che guarda a quel futuro “green” che «tutti vogliono». Ma è soprattutto la relazione dei tecnici di Regione Lombardia sulle conseguenze economiche, e non solo, dello spegnimento dell’inceneritore di Borsano a mettere sul chi va là i sindaci. «Sulla base di esempi recenti, come quelli dei termovalorizzatori di Bolzano e del VCO, sommando le varie voci relative ai costi di smantellamento e bonifica si è mostrato come si possa arrivare a spese dell’ordine dei 20 milioni di euro e come ci sia, in caso di omessa bonifica, un rischio penale, in questo caso a carico dei soci di Accam, con l’incognita di un piano di caratterizzazione ambientale da fare per valutare bene cosa c’è sotto il terreno, con eventuali costi ulteriori.

La Newco

Così, dopo un’ampia discussione (la riunione è durata quasi tre ore), è emersa una convergenza sull’ipotesi di rilancio con una Newco partecipata al 60% da ALA (Aemme Linea Ambiente, la società che controlla Amga e che vede tra i soci anche Gallarate e Magenta, ndr) e al 40% da Agesp. Anche Cap Holding, a cui è stato chiesto di partecipare fin da subito alla Newco, avrebbe aperto alla possibilità di anticipare il conferimento di rifiuti in Accam in aggiunta alla disponibilità di impianti (come le turbine dell’ex inceneritore di Sesto San Giovanni) e professionalità tecniche da mettere a disposizione della Newco. Un percorso su cui anche Legnano, nonostante le iniziali perplessità, avrebbe acconsentito a procedere. Facendo marcia indietro, a quanto pare, rispetto alla pretesa del terreno di Accam per 25-30 anni. Busto Arsizio invece, con l’ingresso di Ala invece che di Amga, potrebbe finire anche per rimanere di fatto il socio di maggioranza relativa. Ora non resta che ratificare il piano di salvataggio nell’assemblea di lunedì 22 marzo.

Il revamping

Cattaneo appare soddisfatto dell’esito del tavolo: «È servito a creare le condizioni per un confronto costruttivo. La soluzione che è emersa è nell’interesse del territorio più che del sistema lombardo di smaltimento dei rifiuti, dove Accam pesa per poco più del 3%, pur avendo un ruolo importante come terminale di gestione dei rifiuti sanitari, una funzione pubblica che con la pandemia e il piano vaccinale non è da sottovalutare». Ma l’assessore invita a volare alto: «Il rilancio non sia solo un rimediare ai danni dell’incendio, ma un revamping complessivo dell’impianto per tornare a condizioni di efficienza e funzionalità adeguati alle migliori tecnologie disponibili – l’invito di Cattaneo – attorno al quale si possono immaginare altre iniziative, come il recupero del calore, sinergie con il nuovo impianto di trattamento dei rifiuti organici di Legnano o la creazione di un centro del riuso».

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