Lega divisa? Smentite di Salvini e Giorgetti che “arruolano” gli scontenti di Berlusconi

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Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti: sguardi che non s'incontrano

MILANO – Per Matteo Salvini “sono problemi che interessano due o tre giornalisti”. In verità, delle vere o presunte divisioni interne alla Lega parla tutta la stampa italiana. La questione del Green pass e, più a fondo, le dissonanze sulla linea da tenere al Governo tra il leader del Carroccio e il suo numero due, Giancarlo Giorgetti, tengono banco da giorni, oramai. Solo chiacchiere? I due, Salvini e Giorgetti, smentiscono. Alla vigilia delle elezioni non potrebbe essere diversamente. “Andiamo d’amore e d’accordo” sottolinea il ministro dello Sviluppo economico sollecitato in proposito dai giornalisti. Lui, il segretario federale, risponde in conferenza stampa annunciando il passaggio sotto le insegne di Alberto da Giussano (il Guerriero della battaglia di Legnano vale ancora come simbolo leghista?) di autorevoli esponenti di Forza Italia, mica pizze e fichi.

Se l’eurodeputata Francesca Donato lascia in polemica con quella che definisce “la banda Giorgetti” la Lega, vi trovano casa Alessandro Fermi, presidente berlusconiano del consiglio regionale, Mauro Piazza, presidente eletto con Forza Italia della commissione regionale Autonomia, Daniele Nava, ex presidente della Provincia di Lecco e sottosegretario della giunta Maroni. Una diaspora, se così possiamo dire, a favore della Lega. Salvini gongola: “Oggi è una bella giornata. Entrano nella Lega anche centinaia di amministratori locali e a giorni anche alcuni parlamentari di diversi partiti”. Risposta indiretta quanto inequivocabile a coloro che dipingono scenari drammatici, sull’orlo della scissione, per il movimento che fu di Umberto Bossi.

Momento di sicuro difficile, invece, per il partito di Silvio Berlusconi: i sondaggi prevedono sfracelli alle urne, scontato pensare che le fughe verso la Lega siano funzionali ad assicurarsi future riconferme elettorali sotto l’ombrello salviniano. Ma la Lega è oggi un partito in salute? Ieri, martedì 21, a Montecitorio sul voto di fiducia per il Green pass hanno disertato la riunione una cinquantina di leghisti, di cui più di quaranta ingiustificati. Defezioni ripetute quest’oggi, mercoledì 22, sul il voto finale di conversione del decreto legge che estende l’obbligo di Green pass a scuole e trasporti. Per molti osservatori una ulteriore conferma del profondo malessere che il via libera al lasciapassare verde sta provocando all’interno della stessa Lega.

Che però va a mille nella “campagna acquisti”, quanto meno in Regione Lombardia. Il tutto a discapito di una Forza Italia che va perdendo pezzi e rischia di ritrovarsi con il gruppo consigliare al Pirelli praticamente dimezzato. Voci insistenti danno in uscita subito dopo le elezioni anche i consiglieri Simona Tironi e Alan Rizzi, sottosegretario con delega ai rapporti internazionali della Regione, e addirittura Fabrizio Sala, assessore all’Istruzione. Una vera e propria emorragia, cominciata a inizio settembre con il passaggio di Marco Alparone in Fratelli d’Italia. Il punto è capire se tutti questi cambi di casacca avranno o no effetti sugli equilibri del centrodestra. In Lombardia ma non solo.

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