Legnano, tsunami in Comune: «Scegliamo chi vogliamo. Nessuno conosce le regole»

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LEGNANO – «Andiamo avanti e facciamo quello che vogliamo tanto il regolamento del Comune di Legnano non lo conosce nessuno». E’ il vicesindaco di Legnano Maurizio Cozzi, intercettato nel suo ufficio mentre discute con il sindaco Gianbattista Fratus e Enrico Barbarese, che sarà assunto a fine 2018 come dirigente per lo sviluppo organizzativo del Comune di Legnano. Barbarese è di fatto incompatibile con quel ruolo «In quanto – ha spiegato il pubblico ministero di Busto Arsizio Nadia Calcaterra che ha coordinato l’inchiesta Piazza Pulita culminata ieri con l’arresto di Cozzi, Fratus e dell’assessore ai Lavori Pubblici Chiara Lazzaraini – Ancora ricopriva un primo incarico dirigenziale in una società di Vicenza. E’ Cozzi a rassicurare tutti: nessun problema, ha spiegato agli altri, tanto il regolamento comunale non lo ha letto nessuno».

Chi si tira indietro è un «Cagasotto»

E’ soltanto un piccolo spaccato dell’inchiesta che ha di fatto decapitato la giunta legnanese, per altro già in crisi da tempo. L’indagine ha preso l’avvio nell’ottobre 2018: «In pochi mesi di indagine sono stati raccolti tanti e tali elementi di convincerci a intervenire – ha detto Calcaterra – Anche perché ci si stava preparando a truccare la quarta nomina alla guida di una municipalizzata». In tutto gli indagati sono 11: per tre il gip di Busto Piera Bossi ha concesso la misura di custodia cautelare. Cozzi è in carcere, mentre il sindaco Fratus e Lazzarini sono agli arresti domiciliari. Il cuore dell’indagine è costituito da almeno tre concorsi manipolati. Di fatto, secondo l’ipotesi accusatoria, l’accordo prevedeva la nomina di uomini e donne di fiducia nei posti di comando della macchina municipale e delle aziende municipalizzate. «Supponiamo – ha detto Calcaterra – che queste nomine non regolari fossero prodromiche al versamento di dazioni di denaro». Al centro dell’inchiesta condotta dai militari della guardia di finanza di Milano come detto tre concorsi che per gli inquirenti sarebbero stati manipolati. La prima è una consulenza contabile per Europaservice – società partecipata da vari Comuni dell’Altomilanese – ed è contestata al solo Cozzi. Il vicesindaco di Legnano e assessore al Bilancio, secondo molti ancora il vero sindaco della città, avrebbe cercato di favorire il proprio commercialista stando a quanto ricostruito dall’indagine. Fu il professionista a tirarsi indietro per timore di guai giudiziari (a ben vedere fu lungimirante) meritando l’appellativo di «Cagasotto» da parte di Cozzi. La seconda turbativa riguarda appunto l’assunzione di Barbarese ed è contestata a tutti e tre gli indagati. Infine c’è la nomina del presidente di Amga, anche questa truccata e contestata dagli inquirenti a Fratus, Cozzi e Lazzarini. E sono le parole del pubblico ministero Calcaterra a dare la cifra etica della circostanza: «Ciò che lascia stupefatti – ha detto la pm – è lo scarsissimo senso di legalità mostrato dagli indagati che mai sembrano percepire la gravità delle loro azioni. Come se il fatto che simili comportamenti siano diffusi li legalizzasse». E la determinazione degli indagati emerge anche dalle intercettazioni: Cozzi parla di «pilotare» i concorsi: «Una volta scelta la persona giusta si nomina quella».

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