Processo Fratus: «Poltrona in Ala pegno per il ballottaggio. I partiti sapevano»

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LEGNANO – «E’ un pegno da pagare». E’ l’ex assessore ai lavori pubblici di Legnano Chiara Lazzarini, arrestata lo scorso 16 maggio con l’ex sindaco di Legnano Gianbattista Fratus e l’ex vicesindaco Maurizio Cozzi nell’ambito dell’inchiesta Piazza Pulita coordinata dal pubblico ministero Nadia Calcaterra, a parlare al telefono con l’ex assessore legnanese (Forza Italia) Letterio Munafò. L’intercettazione è stata fatta ascoltare oggi, lunedì 25 novembre, in aula dove è in corso il processo a carico degli ex tre amministratori davanti al giudice Daniela Frattini.

Sono d’accordo anche i vertici dei partiti

L’oggetto del contendere è la nomina nel Cda di Ala di Martina Guidi, figlia di Luciano Guidi, candidato sindaco per Alternativa Popolare nell’ultima tornata elettorale a Legnano. Il solo Fratus, infatti, è accusato anche di corruzione elettorale. Non essendo stato eletto al primo turno avrebbe, stando agli inquirenti, stretto un accordo con Guidi che gli avrebbe “girato” un migliaio di voti (Fratus vincerà al secondo turno con uno scarto di 2mila voti) in vista del ballottaggio in cambio della poltrona per la figlia . Guidi stesso è indagato con lo stesso capo di imputazione e la procura ha chiesto per lui il rinvio a giudizio. Munafò (che è nell’elenco dei testi che saliranno sul banco durante la prossima udienza) si lamenta con Lazzarini sottolineando come Guidi abbia sparato contro Fratus e la sua coalizione in campagna elettorale. Si domanda insomma perché la figlia dovrebbe avere questo posto (del valore di mille euro all’anno di compenso). E Lazzarini, candidamente, spiega che, appunto, «E’ un pegno da pagare» e che sia Fratus «Che i vertici del partito che lo hanno appoggiato ne sono al corrente e sono d’accordo».

Le nomine nel Cda di Amga

Non solo, dal lungo interrogatorio del pm Calcaterra a Michele Martino, maresciallo della Polizia Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano che ha seguito tutta l’indagine, è emerso che ci sarebbe stato un accordo per le nomine di persone di fiducia nel Cda di Amga. L’idea sarebbe stata quella di sostituire il direttore generale di Amga con un amministratore unico con un elenco di candidati già pronto. Il bando, come sarebbe già accaduto in altre occasioni, sarebbe stato cucito su misura per fare in modo che la nomina ricadesse su una persona gradita e di fiducia dei tre ex amministratori. Bando che fu emesso ma mai compiuto perché arrivarono gli arresti. Al termine dell’esame del pm avrebbe dovuto avere inizio il controesame da parte delle difese; queste però si sono rifiutate in blocco di procedere non avendo ancora ricevuto il verbale dell’udienza di lunedì scorso. Impossibile, a fronte di una questione tanto delicata e di un interrogatorio così complesso, preparasi senza verbali. Si torna in aula lunedì primo dicembre.

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